Silenzio…trattengo
il fiato, ho gli occhi chiusi, non vedo…sento i polmoni
gonfi...tutto è ovattato sott’acqua. Silenzio...questo liquido
fresco mi scivola lungo il corpo provocandomi brividi alla schiena.
Silenzio...trattengo il fiato...è buio. Emergo in
superficie...respiro...i polmoni si aprono di nuovo. La cassa
toracica si espande per raccogliere più ossigeno possibile. Appena
emerso, l’acqua mi cola ai lati della testa, lasciando i capelli
piatti e bagnati, aderenti, come una medusa sul mio cranio, una
medusa che scende lungo il collo accarezzando la mia pelle. Apro gli
occhi, è quasi notte, il sole è tramontato da un po’, la luna, un
sorriso bianco e luminoso, distesa come a riposarsi su tappeto nero
punteggiato di stelle. La luna distesa a riposarsi, come molti
musulmani a quell’ora, stesi su stuoie ed intenti a mangiare
l’ iftar (o
futari nella versione tanzaniana), il pasto che rompe il digiuno.
Guardo
la luna, la luna di Bagamoyo, nuoto nell’acqua già fresca della
sera, sono solo, c’è silenzio, questo bagno mi ha tonificato, è
strano fare il bagno di notte ma mi piace. In questo periodo
dell’anno oltre un milione di persone sulla terra celebrano il loro
mese sacro, il ramadan.
Un po’ meno di un mese, circa 28 giorni, i più importanti
dell’anno per i musulmani. Un periodo dedicato a Dio, alla
preghiera, al raccoglimento, alla rinuncia, anzi alle rinunce, come
prescrive il Corano.
Si
associa spesso il ramadan al digiuno, ma il digiuno è solo uno degli
aspetti di questo importantissimo periodo spirituale. L’intera
esperienza del ramadan
è molto più complessa di quanto generalmente si pensi. Seguire le
prescrizioni coraniche è importante tutto l’anno per chi è
fedele, ma lo diventa a maggior ragione in questo periodo dell’anno.
Succede infatti che anche i musulmani “tiepidi”, ovvero coloro
che non sempre seguono alla lettera le regole religiose: lasciandosi
anche andare a qualche birra il sabato, un po’di carne di maiale di
tanto in tanto, spesso in questo periodo diventano molto più
osservanti. Rinunciano completamente a tutte le tentazioni, anche se
poi spesso vengono ripresei mmediatamente dopo la tanto attesa fine
del ramadan.
Bianchi
come la luna, bisogna essere, durante il ramdam. L’anima pura,
candida, non infuocata dalle passioni, nemmeno dalle “passioni
matrimoniali”, nemmeno pensieri o sogni infuocati. Durante il
ramadan bisogna
sopire queste fiamme e lasciare spazio alla pace, alla tranquilla,
alla purificazione al lavaggio interiore. La “penitenza” per chi
si lascia infiammare dalle passioni carnali e’ assai severa (o
costosa): digiunare per lteriori 60 giorni, oppure comprare un pasto
medio per 60 persone povere. Un lavaggio e un ciclico svuotarsi e
riempirsi quotidiano, come fa la luna durante un ramadan che si
riempie e si svuota, cosi fanno i fedeli. Niente cibo e bevande per
l’intera giornata per poi riempirsi a tempo dovuto e con i modi
prescritti.
Ma
c’e’ anche chi puo’ mangiare e bere in maniera normale: i
bimbi, le donne in dolce attesa, gli anziani ammalati, le persone
sieropositive e tutti gli ammalati gravi in generale ma anche due
categorie assai particolari, e a volte sovrapposte: i viaggiatori e i
matti.
Vivere
in un luogo a larga maggioranza musulmana durante il periodo del
ramadan è un’esperienza da provare, a Bagamoyo, in Tanzania, per
esempio, tutto rallenta, ulteriormente. Il traffico diminuisce, ci
sono meno persone in bar e ristoranti ma anche negli uffici. Nei
villaggi più rurali si formano capannelli di persone sdraiate su
stuoie per lunghissime ore all’ombra di qualche mango, alla
domanda: ”Cosa fate?”
la risposta è candidamente: “Tunafunga”
(Digiuniamo), noi occidentali, cresciuti a pane, efficienza e
produttivismo, facciamo fatica a capire come il “non fare niente”,
il “digiunare” possa essere un’attività. In realtà, il
concetto di ramadan
è assolutamente affascinante, rallentare il ritmo della nostra vita,
delle nostre attivitià, eliminare le attività di distrazione per
concentrarsi sulla spiritualità, sull’interiorità, sulla
preghiera, sull’introspezione, sulla riflessione, sul migliorarsi.
Il
ramadan in Tanzania sa di lampade a nafta che illuminano i volti nel
buio della notte equatoriale, sa di cassava bollita in salsa di
cocco, di spaghetti stracotti e dolci, sa di fagioli, odora
di uji (farina
cucinata con acqua e spezie da qui si ricava una bevanda liquida ma
densa) che rompe il digiuno, il ramadan a Bagamoyo ha il rumore delle
moto cinesi che passano e di quelle che si riaccendono dopo che i
loro guidatori si sono rifocillati, ma anche quello dei bambini che
per tutto il ramadan girano per le strade con dei tamburi
improvvisati a cantare. Il ramadan ha ovviamente anche il rumore
del muezzin che
chiama alla preghiera nella moschea. Il ramadan è una famiglia
felice che mangia insieme su una stuoia punteggiata di stelle e la
luna sopra la testa. Il ramadan non segue il calendario occidentale,
per questo inizia circa una settimana solare prima ogni anno. Il
ramadan
segue la luna, si inizia con una lamina sottile di luna che cresce
fino ad essere piena, questo segna la metà del ramadan, la luna con
la pancia piena ed i fedeli intenti a riempirsela prima di iniziare
il digiuno del giorno dopo. Poi la luna di svuota lentamente, giorno
dopo giorno, per scomparire brevemente prima della grande festa
finale di eid-al-fitr.Un
tripudio di vestiti nuovi, piccoli giocattoli, pasti in famiglia e
passeggiate in spiaggia, avanti ed indietro in spiaggia finchè lei,
la signora luna, elegante regolatrice della vita spirituale
musulmana, ricompare, bianca e sottile sopra l’oceano
all’imbrunire, stiracchiandosi sulla sua immensa stuoia stellata.
Stefano Battain
Bagamoyo, Tanzania