Questa settimana ho partecipato alla
mia prima missione di monitoraggio nel distretto di Bagamoyo. Una
settimana di tante prime volte. Una settimana di incontri, di strette
di mano, di saluti che piano piano comincio ad imparare, di occhi che
ti guardano e ti sorridono, di colori accesi, di veli sovrapposti uno
sull’altro a coprire i corpi delle donne, di risate, di preghiere
che senti venire la sera dalle moschee.
Sono partita con Chausiko, una mia
collega di Bagea, e Peace, la facilitratice del CVM che segue i
gruppi femminili di microcredito, i gruppi di vedove, i grupppi sulla
violenza contro le donne e quelli dei progetti di sensibilizzazione
in materia di educazione e diritto allo studio per le ragazze. Il
monitoraggio era fatto per verificare l’andamento soprattutto di
questi ultimi. A completare il gruppo Cristoph, l’autista. Un omone
simpaticissimo che sa l’inglese ma non lo parla perchè la sua
missione è insegnare lo swahili a tutti i volontari che arrivano.
3 giorni tra un susseguirsi di villaggi
dai nomi esotici..Viguasa, Pera, Pingo, Diozile, Ubena, Bwilingu,
Msoga (città di origine del presidente Kikwete), Mboga, Lugoba..
Ovunque storie e incontri, straordinari nella loro ordinarietà.
Storie di povertà, di fatica, di diritti negati o non ancora
consapevoli. Storie di piccola violenza ma anche di piccoli successi
e di sorprese, come quando le donne del gruppo di microcredito di
Bwilingu ci raccontano che da alcuni mesi fanno volontariato in
ospedale e aiutano i bambini in difficoltà delle scuole vicine.
Senza averne fatto la minima pubblicità. È difficile capire, colgo
una parola in un discorso intero. Ma è bello anche cosi. Anche solo
aspettare sotto un albero l’arrivo dei gruppi, anche solo guardare
le persone negli occhi, strigere loro la mano..soprattutto quelle
delle anziane, mani nodose, con le unghie cortissime e spesso tinte
di giallo per la terra e il lavoro nei campi..e sorrisi acquosi e
dolcissimi..anche quando ogni tanto gli occhi si velano di lacrime..
Giorni di prime volte....la prima volta
in Guest House, sorta di piccoli affitta camere che qui trovi
praticamente in ogni villaggio. La prima colazione alla tanzaniana,
con un tazzone di thè alla cannella e muhogo, (la kasawa o patata
dolce) tagliata a pezzi e fritta nell’olio che ti fa sentire sazio
fino a sera. E il the allo zenzero fortissimo alla sera. E la
frequentazione dei baretti-baracchini-locande sulla strada, dove puoi
trovare riso con carne e fagioli, servito in piatti di latta che
hanno tanti scomparti diversi per le diverse componenti del pranzo, e
pesce fritto, e le immancabili chipsy – patatine fritte, che qui
trovi ovunque e che ti vengono spesso portate “da asporto” dentro
sacchietti di plastica nera..e ugali, la polenta bianca, e banane in
tutte le salse, bollite, grigliate, servite con insalata di pomodori,
in zuppa con la carne, con i fagioli... E le cameriere che ti portano
una brocca d’acqua per lavarti le mani perchè poi si mangia con
quelle, appallottolando il riso o l’ugali e intingendolo dentro le
salse. E masai che sbucano da tutti gli angoli, vestiti con i
tradizionali teli, i bastoni, i lobi delle orecchie forati che ci
puoi fare passare dentro tre dita per i pesanti orecchini che
portano, e sgommano via in moto..si sono modernizzati pure loro..
E Peace che la sera, quando siamo a
cena, al calare della notte, piano piano mi spiega usi e costumi di
questo paese e del suo popolo, mentre mi racconta di casa sua (lei
non è originaria di Bagamoyo, ma della zona nord ovest al confine
con il Rwanda), delle ricette tipiche, delle differenze che trovi
spostandoti di pochi chilometri.
E i paesaggi..spazi immensi, brulli,
alberi che sanno di Africa, proprio quelli che vedevo nei documentari
da bambina quando sognavo di visitarla quest’Africa cosi lontana..e
case di fango e case di cemento con i porticati, e greggi di capre e
palme, e poi di nuovo terra brulla, baobab e nuvole.
Devo ancora trovare una definizione
soddisfaciente di inculturazione. Per me adesso è anche questo.
Valentina Codeluppi, SVE Bagamoyo