Il dramma dell'HIV/AIDS e l'impegno del CVM in Tanzania
Amina,
Tabu, Asia, Ally, Sina, Mwajabu, Maria, Ashura, Nyasu, sono solo alcuni dei
nomi di donne forti, coraggiose, sole, che ogni giorno convivono con il virus
dell’HIV/AIDS che ha cambiato le loro vite, senza neanche sapere come “si sono
conosciuti”. Ripudiate dai loro mariti perché infette, quegli stessi mariti che
le hanno infettate, si ritrovano sole, con tre, quattro, cinque figli a dover
affrontare una vita difficile, dura, impegnativa. Una o due volte al mese si
svegliano molto presto al mattino, e con i figli, vanno in ospedale per
sottoporsi al trattamento, una cura forte, che ha un impatto notevole sui loro
corpi; passano lì l’intera giornata a districarsi tra i farmaci da prendere, i
controlli da dover fare, e i figli da accudire che piangono perché hanno caldo
o perché hanno fame e sete.
Donne
che vivono ai confini della società, allontanate da tutti, stigmatizzate, che
senza neanche essere consapevoli di quale sia la loro colpa, si ritrovano,
improvvisamente, ai margini della società. Donne spaventate, certo, anche
perché è poca la conoscenza in materia, pochi i corsi di sensibilizzazione e di
prevenzione, ma che non si abbattono, che si ingegnano, che trovano il modo di
andare avanti per se stesse e per i loro figli.
Parlando
con loro, vedo, nei loro occhi tanta paura per il presente, tante incognite, ma
anche tanta speranza per il futuro per loro e per altre donne come loro che
vogliono “salvare” da questa vita; ed è per questo che molte delle donne che
hanno contratto l’HIV/AIDS oggi sono tra le più attive nell’organizzazione e
implementazione dei corsi di prevenzione, sensibilizzazione, educazione e
nell’accoglienza e accompagnamento di altre donne malate. Hanno voglia di fare,
di mettersi in gioco, vogliono cambiare le cose, credono che un altro mondo sia
possibile e si impegnano per realizzarlo nonostante le mille difficoltà che
incontrano da parte di una società che le ghettizza, una famiglia che le
allontana, e uno stato che è incapace di soddisfare le loro necessità. Ma loro
non si tirano indietro, non si lasciano schiacciare dal peso delle difficoltà e
della solitudine e vanno avanti con l’aiuto delle associazioni che insieme a
loro lottano per un futuro migliore, tra queste in prima linea c’è il CVM -
Comunità Volontari per il Mondo, che è riconosciuta da tutti qui in Tanzania
come una grande realtà che opera nel rispetto dei valori e delle tradizioni
locali e lavora insieme alle comunità per rendere reale e non solo possibile un
nuovo mondo.
La speranza in Africa è donna, è delle donne, è con le
donne ed è per tutti,
grazie a questi grandi esempi di dignità.
Ludovica Cerritelli,
giovane volontaria del CVM da Bagamoyo - Tanzania