Terzo giorno in classe....sono un po’ stanca perché stanotte alle 4.30 mi ha svegliato la voce del Mujahidin che dal megafono chiamava i fedeli alla moschea. A Bagamoyo non capita perche’ viviamo lontani dalle moschee, ma qui a quanto pare mi dovro’ abituare: la moschea infatti e’ in pieno centro e la voce risuona in tutto il villaggio cinque volte al giorno.
E’ il terzo training a cui partecipo da quando sono arrivata in Tanzania e, finalmente, grazie a qualche piccolo progresso con la lingua riesco a capire un po’ di più, ma soprattutto parlare con le donne e le ragazze e andare un po’ oltre ai soliti saluti. Sono divise in quattro classi ed io passo da una all’altra cercando di memorizzare volti ed espressioni, se possibile ricordando anche qualche nome, impresa piuttosto ardua: Fatuma, Hadija, Sikudhani, Kwege, Rukia, Ratifa, Mwajabu, Zainabu, Aisha, Nasma, Asma, Juma....
In due classi oltre alle donne ci sono una moltitudine di bambini e mi perdo ad osservarli per ore... giocano, ridono, piangono, e la lezione va avanti come se niente fosse, grazie anche alla grande pazienza degli insegnanti. Alcuni bambini vanno e vengono con spigliatezza, ogni tanto cadono e piangendo cercano la mamma, che li aspetta senza battere ciglio continuando a seguire la lezione, incuranti del fatto che il loro figlio stia disturbando tutti. Altri bimbi sono un tuttuno con la mamma, sempre in braccio, sulla schiena sorretti da un kanga colorato o attaccati al seno, che fino ai due anni e il loro principale compagno di vita e di giochi... da un lato infatti qui, secondo la tradizione musulmana, le mamme se possono allattano fino ai due anni, dall’altro, poiche’ non esistono i ciucci è il seno a svolgere la stessa funzione.
Se da un lato quindi la maggior parte delle donne tende a coprirsi a mostrare il meno possibile il proprio corpo, dall’altro il momento dell’allattamento e’ vissuto in modo estremamente naturale anche in pubblico e non c’e’ imbarazzo a stare anche per ore con il seno scoperto con il bimbo che poppa o che ci gioca. E riescono ad allattare con grande spontaneità nei modi più strani e particolari... i bimbi piu’ grandi per esempio si attaccano al seno della mamma stando in piedi, mentre lei intanto continua a scrivere o a parlare con l’insegnante. Altre mamme, sedute per terra appoggiate al muro allattano i bimbi a testa in su e nel frattempo cambiano loro il “ pannolino” ... eh gia’ il pannolino... il solito kanga, multi funzione, arrotolato e poi avvolto in un telo di plastica. Se da un lato il sistema non danneggia l’ambiente allo stesso tempo spesso le condizioni igieniche non sono le migliori. Raramente infatti le mamme hanno la possibilita’ di lavare i bambini tra un cambio e l’altro e spesso il kanga bagnato viene fatto asciugare al sole per poi essere riutilizzato poco dopo....
Silvia Volpato
Volontaria in Servizio Civile - Tanzania
Volontaria in Servizio Civile - Tanzania