giovedì 18 novembre 2010

Posti letto per le studentesse povere


Anche quest’anno il CVM ha dato ad alcune ragazze che provengono dalle aree rurali la possibilità di proseguire gli studi in città lontane dalle loro abitazioni, potendo usufruire di un alloggio gratuito. Rispetto al passato, però, c’è una novità: sono aumentati i posti disponibili e si pensa di avviare una piccola attività affinché le giovani abbiano anche una fonte di reddito.
Già dall’anno scorso l’ONG ha messo a disposizione di alcune studentesse povere una struttura nella woreda-città di Bichena, nell’East Gojjam, nella regione Amhara: all’interno dell’area della scuola preparatoria, ma in una posizione distanziata rispetto alle classi in modo che non sia raggiungibili dagli altri alunni, due edifici sono stati attrezzati con il necessario per vivere e studiare, letti con materassi, armadi, tavoli, sedie, spazio per cucinare e bagno. I posti disponibili sono venti: delle ragazze ospitate l’anno scorso, nove hanno concluso questo livello di istruzione e ora sono all’università; per i posti rimasti vuoti sono state subito selezionate altre studentesse bisognose.
Da quest’anno, però, il CVM ha deciso di offrire questo tipo di contributo anche ad alcune ragazze povere iscritte alla scuola secondaria ad Amanuel, nella woreda di Machakel sempre nell’East Gojjam: lì era già stato aperto l’anno passato un ostello per studentesse in condizioni di indigenza, per iniziativa della SIDA (Sweden International Developping Agency), con dodici posti letto; l’ingresso in campo dell’ONG italiana ha permesso di completare la struttura, non del tutto finita precedentemente, e di ampliare il numero di coloro che vi possono abitare portandolo a venti. Queste giovani hanno anche seguito un breve corso di formazione sull’allevamento dei polli, proposto nell’ottica di avviare a breve questo tipo di attività, che potrebbe assicurare loro un’entrata per coprire le spese scolastiche.
“Non avrei i soldi per affittare una stanza. – spiega Yengus Lake, che vive nella struttura di Amanuel ed è orfana di entrambi i genitori - Prima, quand’ero nella mia kebele (quartiere, villaggio, ndr), lavoravo per pagarmi il necessario per andare a scuola e vivevo con mia nonna che è poverissima, a malapena avevamo il cibo per mangiare. Là, però, non c’era la possibilità di frequentare il nono e il decimo grado scolastico: occorreva venire in città, ma qui io non mi sarei mai potuta pagare da sola una stanza in affitto. Ora posso vivere nell’ostello gratuitamente; così, lavorando come donna delle pulizie a scuola, riesco a coprire le spese per cibo e altre necessità”. L’aver un posto nell’ostello per molte di queste studentesse vuol dire poter proseguire gli studi oltre la scuola primaria: gli istituti per i successivi livelli di istruzione sono solo nei centri più grandi e loro, essendo originarie delle aree rurali, dovrebbero trasferirsi in città e affittare una stanza, ma questo comporterebbe spese che non sarebbero in grado di sostenere.
Negli ostelli hanno trovato posti ideali per studiare e risiedere e possono usare quei pochi soldi a loro disposizione per cibo, quaderni, libri e uniformi. Tra le ragazze, poi, si crea un clima di collaborazione e sostegno che le aiuta ad affrontare i problemi, da quelli nello studio alle difficoltà quotidiane, fino alla carenza di cibo. “La mia famiglia è poverissima e per farmi studiare i miei genitori si devono privare di tante cose, stando qui la scuola diventa un peso minore per loro. – racconta Yayesh Tadesse, una delle beneficiarie del progetto in Bichena - Qui poi possiamo studiare con calma, nessuno ci viene a disturbare, gli esterni non possono entrare nell’area a noi riservata. La scuola inoltre è vicinissima e questo è un grosso vantaggio. Le altre per me, poi, sono come sorelle”.
L’ospitalità nell’ostello comprende anche la partecipazione a corsi su life skill ed HIV, tenuti da esperti che forniscono così utili informazioni alle ragazze aiutandole ad affrontare i problemi quotidiani e a difendersi dai pericoli connessi all’essere donna, ma non solo.

Camilla Corradini (Volontaria in Etiopia)