giovedì 16 ottobre 2014

Mangiala!

Non nascondo la mia difficoltà a condividere in un blog un’esperienza così profondamente personale.
Cerco l’ispirazione in una calda domenica tanzaniana, di fronte ad un mare che repentinamente non riconosci più. Prima la bassa marea faceva apparire tutto più limpido e spazioso, ora un mare in burrasca sembra voler deglutire tutto quello che trova. Ripercorro a ritroso i giorni passati qui, dalla partenza in aeroporto con le lacrime in viso, a questa giornata malinconica.
Sembra facile per chi è rimasto, è facile dire “dai te la caverai”, “devi farci l’abitudine”, “i primi giorni sono sempre così”.  Altrettanto difficile è comunicare con chiarezza quello che si sente, quello che si respira e le mille domande che ogni giorno ti attanagliano. Perché sono qui, cosa troverò, cosa imparerò, cosa donerò, cosa cambierà.
Tutto è già cambiato molto.
Appena arrivata a Bagamoyo non mi sembrava di stare in un luogo appartenente al pianeta Terra, ora le sue strade, i suoi bambini, i rumori, la musica e gli odori sembrano essere diventati la mia casa, un posto che forse mi aspettava, e che non mi aspettavo. È la mia prima volta in Africa. E come mi ha suggerito Perfect, l’autista di CVM, “Se non mangi, sarà l’Africa a mangiare te”. È esattamente questa la prima sensazione che ho provato, essere divorata.
Le paure e le malinconie a volte arrivano, le lascio passare, perché non posso perdermi niente qui, nemmeno uno sguardo, un angolo dell’affollato e puzzolente mercato, una mano da stringere, una foto rubata dalla macchina. Perché sono in Africa, precisamente di fronte all’oceano Indiano! Avete presente bene dov’è? La quotidianità che cerco spesso me lo fa dimenticare, ma basta immaginarmi il mappamondo, farlo ruotare velocemente e stopparlo nel punto esatto in cui mi trovo e tutto ritorna ad essere nuovo, eccitante, e sorprendente.
Dalla prima settimana ad oggi ho già imparato più di quanto anni di università e tirocini mi abbiano mai insegnato. Gli staff meeting, gli interminabili database da compilare, i giorni passati in monitoraggio nei villaggi dove CVM ha i suoi progetti, le idee per i progetti da implementare in futuro, la peer education nelle scuole con BAGEA…
Una full immersion di sensazioni che ti fanno scordare il tempo che passa. E sono passati già nove mesi. Mesi nei quali non c’è stata una notte in cui non ho alzato il naso al cielo, perché so che sarà la prima cosa che mi mancherà quando sarà arrivato il momento di tornare a casa.Perché non si può fare a meno delle luce di queste stelle, non si può fare a meno del buio vero della sera, dell’immensità di questo cielo, delle forme strane che assume questa luna, dei colori dei vestiti delle donne, dei piedi sporchi di questi bambini, del sapore del chapati e dei mandazi.
MANGIALA! È l’augurio che mi faccio.

Che arrivi a tutti i volontari come me sparsi in questo immenso continente.




Valentina Corbucci
Volontaria SVE - Tanzania

giovedì 2 ottobre 2014

Un giorno a Talawanda

Quando il Martedì di quasi ogni settimana si parte per 2, 3 o 4 giorni di visite di monitoraggio dei progetti nei vari villaggi del Distretto di Bagamoyo, il primo pensiero che mi passa per la mente è: “chissa cosa accadrà, chi incontreremo questa volta”; perché ogni incontro lascia sempre qualcosa: un mix di emozioni che è difficile da spiegare a parole e tanto meno da scrivere; troppi eventi si succedono, e tante realtà diverse si mescolano.

Nell’ultima settimana di Agosto, io, Giulia e Peace – facilitatrice CVM - siamo andate in monitoraggio a Talawanda, un villaggio sulle colline nel Distretto di Bagamoyo. In quest’area CVM ha raggiunto diverse donne e ragazze attraverso il suo progetto di Microcredito e la più recente cooperativa Wandele SACCO, ed è proprio per monitorare lo stato delle cose che siamo arrivate lì Martedì mattina.

La caratteristica che differenzia Talawanda da altri villaggi è che per la prima volta 2 anni fa CVM ha coinvolto le donne della tribù Masai nel progetto di Microcredito e Wandele SACCO. A differenza di altre zone all’interno del Distretto di Bagamoyo, in questa provincia la tribù Masai è presente in grandi numeri, ed è impossibile guidare lungo la strada da un villaggio ad un altro senza incontrare o trovarsi circondati da una loro mandria di mucche. Coinvolgere le donne Masai nei progetti non è semplice, specialmente quando si cerca di coinvolgere un gruppo piuttosto che una singola persona, ma gli sforzi e il duro lavoro di CVM hanno portato ad un coinvolgimento di  6 donne di età tra i 20 e i 60 anni. Quattro non sono in grado di leggere e scrivere ma grazie all’aiuto di figli e nipoti hanno dimostrato di essere tra le più capaci a gestire le loro finanze e, nel caso del progetto di micro-credito, a tenere in ordine i conti. 

L’incontro e l’affetto dimostratole dalle donne Masai a Talawanda è un ricordo che mi accompagnerà per sempre. In tutti i villaggi in cui andiamo Peace è sempre accolta con molto affetto e rispetto, ma a Talawanda abbiamo ricevuto un’accoglienza unica. Le ‘mame Masai’ ci hanno accolto con abbracci, canti di gioia e sorrisi enormi e la loro gioia ed entusiasmo ci ha accompagnato per tutta la durata della visita.

In particolare a colpirmi è stato il modo in cui Magdalena, la donna Masai più anziana del gruppo, ci ha accolto. La sua gioia nel vedere Peace era palpabile, il suo abbraccio era come quello offerto ad una sorella dopo un lungo periodo di lontananza: ricco di felicità. La sua dimostrazione d’affetto chiara si é però mischiata ad un po’ di rabbia, dettata dal fatto di aver saputo troppo tardi del nostro arrivo in paese. Non ha così avuto modo di prepararci un’accoglienza degna di nota: un pranzo ricco di carne (almeno una capra) accompagnato da prelibatezze locali.


Grazie al sostegno economico iniziale dato dal progetto CVM, tutte e 6 le donne Masai, così come le altre beneficiarie, sono state in grado di iniziare attività economiche che le hanno rese economicamente indipendenti e stabili. Magdalena ha allargato la sua attività di allevatrice, acquistando polli e iniziandone la vendita in aggiunta a quella di latte prodotto dalle sue mucche. Le altre ‘mame Masai’ hanno acquistato pannelli solari e avviato individualmente delle attività incentrate sull’offrire luoghi in cui è possibile ricaricare cellulari e altri apparecchi elettronici dato che l’intera area non è ancora stata raggiunta dai cavi della corrente elettrica.

Peace e Mama Masai

Chiara Crenna
Volontaria Servizio Civile - Tanzania