lunedì 26 agosto 2013

La luna e il Ramadan

Silenzio…trattengo il fiato, ho gli occhi chiusi, non vedo…sento i polmoni gonfi...tutto è ovattato sott’acqua. Silenzio...questo liquido fresco mi scivola lungo il corpo provocandomi brividi alla schiena. Silenzio...trattengo il fiato...è buio. Emergo in superficie...respiro...i polmoni si aprono di nuovo. La cassa toracica si espande per raccogliere più ossigeno possibile. Appena emerso, l’acqua mi cola ai lati della testa, lasciando i capelli piatti e bagnati, aderenti, come una medusa sul mio cranio, una medusa che scende lungo il collo accarezzando la mia pelle. Apro gli occhi, è quasi notte, il sole è tramontato da un po’, la luna, un sorriso bianco e luminoso, distesa come a riposarsi su tappeto nero punteggiato di stelle. La luna distesa a riposarsi, come molti musulmani a quell’ora, stesi su stuoie ed intenti a mangiare l’ iftar (o futari nella versione tanzaniana), il pasto che rompe il digiuno.

Guardo la luna, la luna di Bagamoyo, nuoto nell’acqua già fresca della sera, sono solo, c’è silenzio, questo bagno mi ha tonificato, è strano fare il bagno di notte ma mi piace. In questo periodo dell’anno oltre un milione di persone sulla terra celebrano il loro mese sacro, il ramadan. Un po’ meno di un mese, circa 28 giorni, i più importanti dell’anno per i musulmani. Un periodo dedicato a Dio, alla preghiera, al raccoglimento, alla rinuncia, anzi alle rinunce, come prescrive il Corano.
Si associa spesso il ramadan al digiuno, ma il digiuno è solo uno degli aspetti di questo importantissimo periodo spirituale. L’intera esperienza del ramadan è molto più complessa di quanto generalmente si pensi. Seguire le prescrizioni coraniche è importante tutto l’anno per chi è fedele, ma lo diventa a maggior ragione in questo periodo dell’anno. Succede infatti che anche i musulmani “tiepidi”, ovvero coloro che non sempre seguono alla lettera le regole religiose: lasciandosi anche andare a qualche birra il sabato, un po’di carne di maiale di tanto in tanto, spesso in questo periodo diventano molto più osservanti. Rinunciano completamente a tutte le tentazioni, anche se poi spesso vengono ripresei mmediatamente dopo la tanto attesa fine del ramadan.



Bianchi come la luna, bisogna essere, durante il ramdam. L’anima pura, candida, non infuocata dalle passioni, nemmeno dalle “passioni matrimoniali”, nemmeno pensieri o sogni infuocati. Durante il ramadan bisogna sopire queste fiamme e lasciare spazio alla pace, alla tranquilla, alla purificazione al lavaggio interiore. La “penitenza” per chi si lascia infiammare dalle passioni carnali e’ assai severa (o costosa): digiunare per lteriori 60 giorni, oppure comprare un pasto medio per 60 persone povere. Un lavaggio e un ciclico svuotarsi e riempirsi quotidiano, come fa la luna durante un ramadan che si riempie e si svuota, cosi fanno i fedeli. Niente cibo e bevande per l’intera giornata per poi riempirsi a tempo dovuto e con i modi prescritti.
Ma c’e’ anche chi puo’ mangiare e bere in maniera normale: i bimbi, le donne in dolce attesa, gli anziani ammalati, le persone sieropositive e tutti gli ammalati gravi in generale ma anche due categorie assai particolari, e a volte sovrapposte: i viaggiatori e i matti.

Vivere in un luogo a larga maggioranza musulmana durante il periodo del ramadan è un’esperienza da provare, a Bagamoyo, in Tanzania, per esempio, tutto rallenta, ulteriormente. Il traffico diminuisce, ci sono meno persone in bar e ristoranti ma anche negli uffici. Nei villaggi più rurali si formano capannelli di persone sdraiate su stuoie per lunghissime ore all’ombra di qualche mango, alla domanda: ”Cosa fate?” la risposta è candidamente: “Tunafunga” (Digiuniamo), noi occidentali, cresciuti a pane, efficienza e produttivismo, facciamo fatica a capire come il “non fare niente”, il “digiunare” possa essere un’attività. In realtà, il concetto di ramadan è assolutamente affascinante, rallentare il ritmo della nostra vita, delle nostre attivitià, eliminare le attività di distrazione per concentrarsi sulla spiritualità, sull’interiorità, sulla preghiera, sull’introspezione, sulla riflessione, sul migliorarsi. 



Il ramadan in Tanzania sa di lampade a nafta che illuminano i volti nel buio della notte equatoriale, sa di cassava bollita in salsa di cocco, di spaghetti stracotti e dolci, sa di fagioli, odora di uji (farina cucinata con acqua e spezie da qui si ricava una bevanda liquida ma densa) che rompe il digiuno, il ramadan a Bagamoyo ha il rumore delle moto cinesi che passano e di quelle che si riaccendono dopo che i loro guidatori si sono rifocillati, ma anche quello dei bambini che per tutto il ramadan girano per le strade con dei tamburi improvvisati a cantare. Il ramadan ha ovviamente anche il rumore del muezzin che chiama alla preghiera nella moschea. Il ramadan è una famiglia felice che mangia insieme su una stuoia punteggiata di stelle e la luna sopra la testa. Il ramadan non segue il calendario occidentale, per questo inizia circa una settimana solare prima ogni anno. Il ramadan segue la luna, si inizia con una lamina sottile di luna che cresce fino ad essere piena, questo segna la metà del ramadan, la luna con la pancia piena ed i fedeli intenti a riempirsela prima di iniziare il digiuno del giorno dopo. Poi la luna di svuota lentamente, giorno dopo giorno, per scomparire brevemente prima della grande festa finale di eid-al-fitr.Un tripudio di vestiti nuovi, piccoli giocattoli, pasti in famiglia e passeggiate in spiaggia, avanti ed indietro in spiaggia finchè lei, la signora luna, elegante regolatrice della vita spirituale musulmana, ricompare, bianca e sottile sopra l’oceano all’imbrunire, stiracchiandosi sulla sua immensa stuoia stellata.




Stefano Battain
Bagamoyo, Tanzania



lunedì 5 agosto 2013

L'Africa è in movimento e ha il cellulare in mano

L’ Africa è in movimento, in Africa le persone sono in movimento, in Africa i soldi sono in movimento. 

Ormai, ogni compagnia telefonica ha un suo nome: M-pesa, Tigo pesa, Airtel Money, Ezy Pesa, ed un suo colore: rosso Vodacom, blu Tigo, rosso Airtel e nero-verde Zantel. In Tanzania, in pochi anni sono proliferati centiaia di cartelli colorati in ogni villaggio, quartiere e cittá. I cartelli segnalano che da quel negozio è possibile inviare e ricevere denaro in tempo reale e a costo zero.

Le compagnie usano nomi diversi, ma sono tutti sinonimi dello stesso fenomeno dilagante: il trasferimento di denaro in tempo reale attraverso la rete telefonica (ed utilizzando la tecnologia telefonica). Le somme possono variare da pochi euro fino a centinaia di euro, il motivo per inviarli può essere semplice come pagare il taxi o più importante come mandare i soldi per pagare le tasse al figlio che studia a mille chilometri di distanza, il tutto in pochi secondi e da ogni punto di invio-ricezione di denaro. Il figlio dall’altro capo del paese, dopo pochi secondi puo’ recarsi in un qualsiasi punto di invio-ricezione e ritirare il contate per pagare le tasse.



In Tanzania, le banche sono poche, spesso lontante 3-4 ore di autobus sovraffollati, spesso con 2 filiali che servono un bacino di clienti di 200-300 mila persone o più. Le banche, in Tanzania, sono costose e molto spesso inefficienti mentre i punti di invio-ricezione sono centinaia di migliaia, aperti spesso dalla mattina presto fino alla sera, senza le file che spesso si incontrano in banca e molto più amichevoli per il cliente.

Inoltre, la banca è spesso fonte di paura e diffidenza, questo luogo freddo e distaccato, dove un bancario, spesso stressato, scortese e con scarso spirito di servizio ti parla dall’altra parte del vetro, suscita reverenza e timore. Per molta gente delle zone rurali, recarsi in banca è estremamente difficile e complicato. Al contrario, andare ed inviare o ricevere i soldi in un semplice negozio, accolti da un addetto vestito come gli stessi clienti, magari in ciabatte e maglietta, rende l’esperienza molto più piacevole.

Il servizio è interamente gratuito se il numero è registrato ed abilitato ad accedere al servizio (a basso costo se il numero non e’ registrato), un’ operazione molto semplice, che richiede pochi secondi e può essere eseguita in uno dei migliaia di punti di invio di denaro, spesso semplici stanze disadorne con un cellulare ed una cassettina per i soldi. Gli addetti devono solamente saper contare i soldi e saper usare un cellulare, cosa che al giorno d’oggi, anche in Africa, tutti sanno fare, perciò la formazione degli addetti è molto breve. Il servizio è semplice, efficiente e funziona con qualsiasi tipo di cellulare.

Oltre all’incredibile diffusione e udo dei telefoni cellulari, altri motivi che spiegano il successo del trasferimento di contanti via rete telefonica sono: la struttura delle famiglie africane, il concetto di famiglia allargata e le condizioni di vita in questo continente imprevedibile. Le famiglie sono numerose, spesso formate da mamma, papa’ e 5,6 o anche piu’ figli, ai quali, si aggiungono nonni, zii, zie e figli o nipoti “adottati” in maniera informale. Succede spesso che una famiglia abbiente prenda sotto la sua responsabilità i figli dei parenti più poveri oppure veri e propri orfani, che sono tanti, viste le morti premature causate dall’ AIDS, la malaria, altre malattie letali e servizi sanitari poveri ed inadeguati.

Inoltre, la famiglia allargata in Tanzania, e’ anche mobile, per motivi di studio e di lavoro, i tanzaniani si trasferiscono e viaggiano molto frequentemente, capita spesso di sentire di persone che hanno frequentato le scuole elementari al nord, le superiori nella capitale e che hanno avuto il primo impiego nell’ovest del paese per poi trasferirsi altre 2 o 3 volte nel giro di pochi anni. Questa alta mobilita’ e legami famigliari estesi in un ambiente imprevedibile e difficile, come quello africano, rendono ancora più importante avere accesso continuo ad informazioni e denaro contante, attraverso il cellulare e ai servizi di “denaro-mobile”.

Il trasferimento in tempo reale di denaro e’ solo il primo, piu’ comune e semplice dei servizi offerti. Ormai le compagnie telefoniche offrono veri e propri conti bancari virtuali dove accumulare contanti e con cui pagare bollette dell’elettricita’, dell’acqua o dei canali televisivi a pagamento. L’Africa e’in movimento, ed ha il cellulare in mano.

Stefano Battain
Independent International Development consultant
Bagamoyo, Tanzania