martedì 4 maggio 2010

Il Sarto


Sono appena stata dal “mio sarto”…
Nei mesi passati ho osservato con invidia la mia capo progetto, Ellineth, sfoggiare una serie di vestiti bellissimi, ricavati da dei semplici pezzi di stoffa colorata. Ogni volta che le chiedevo chi li avesse prodotti la risposta era: un sarto a Lugoba. Una delle mie prime missioni qui pertanto è stato trovare il famoso sarto! Mi aspettavo un uomo di una certa età, con tanti anni di esperienza e una grande “sartoria”, e invece mi sono trovata davanti un giovane e sorridente ragazzo. Fare il sarto è stato il suo sogno fin da bambino e poiché la sua famiglia non aveva i soldi per farlo studiare dopo le scuole elementari, appena ha potuto ha iniziato a fare la gavetta da un sarto del villaggio… e ora ha la sua piccola sartoria ed una fama che arriva fino a Bagamoyo! La sartoria non è altro che un bugigattolo sulla strada, tutto aperto, dove ci stanno a mala la pena due macchine da cucire e appesi i vestiti appena confezionati… per terra tutti gli avanzi delle stoffe utilizzate formano un tappeto soffice e colorato. Lui di solito, con la sua macchina da cucire, si apposta a lavorare subito fuori dal locale e se, come stasera, si ferma anche dopo il calare del sole (qui diventa buio intorno alle 18.30), poiché non ha ancora abbastanza soldi per permettersi l’elettricità, accende una candela, la fissa con la cera alla macchina da cucire e continua con il suo lavoro. E il lavoro a quanto pare non gli manca. Ogni volta che passo è circondato da bellissime ragazze di ogni tipo, che vogliono questo o quest’altro vestito con questa o quest’altra rifinitura e lui a quanto pare riesce sempre ad assecondare i loro desideri.
I sarti non mancano, così come le stoffe, in questi villaggi, però non sempre è facile ottenere quanto si vuole… e questo, come per molti altri settori, è un problema in tutta la Tanzania: l’assenza delle competenze adatte dovute ad un sistema formativo carente ed inadeguato. E così, sempre più in fretta, in tutto il paese sta prendendo piede il commercio dei vestiti usati provenienti dall’occidente: economici, su misura e pronti! Commercio che tutto sommato frutta poco a chi lo fa, ha notevoli impatti ambientali dovuti al trasporto della merce, e impoverisce un settore tradizionale, che andrebbe invece valorizzato, anche perché strettamente legato alla cultura e alla tradizione locale. Credo che la Tanzania senza i colori dei kanga e dei kitenge che ogni giorno, indossati dalle donne, riempiono le strade e gli occhi della gente, avrebbe tutto un altro sapore….

Silvia Volpato
Volontaria in Servizio Civile - Tanzania