E'
quasi un mese che sono In Etiopia ed il tempo è più che volato. Ogni giorno mi
stupisco e mi innamoro di qualcosa di nuovo, eppure tutto questo non mi è
nuovo. Quando ho fatto domanda per il servizio civile ho valutato il progetto
ed il luogo. Nessun posto al mondo mi avrebbe fatto felice come l'Etiopia.
All'inizio mi sentivo quasi in difetto perché mi sembrava di fare la scelta più
facile: vado nel paese di mia madre, un paese già visto, dove sono i miei
parenti, confrontandomi con una lingua che già conosco. Ora dico che sarebbe
stato più facile andare in altri paesi. L'Etiopia mi appartiene, sento che devo
dare il massimo per non offendere questa terra che sta spiccando lentamente il
volo e mi sento offesa quando qualcuno non ne apprezza i costumi e non ne
accoglie le usanze.
Le
settimane passate ad Addis Abeba sono state bellissime, lo staff del CVM ci ha
accolto nel migliore dei modi, cercando di venirci incontro al massimo. Ogni
giorno passato mi sono scoperta sempre più appassionata ai progetti idrici e
non che mi troverò ad affrontare ed oggi posso dire che non vedo l'ora di
iniziare a pieno, di andare a Soddo e di spendere i prossimi mesi lontani dalla
caotica e divertente Addis per vivere una vita completamente diversa dalla mia
ed immergermi al 100% in questo bel mondo.
In
realtà mi trovo a Soddo proprio adesso, ma per il momento solo di passaggio,
insieme alla nostra rappresentante paese Valentina, l'ingegnere Zelalem e
Marco. Qui ho avuto la possibilità di vedere con occhi quanto lavoro c'è dietro
ad ogni progetto: l'incontro con una ong locale in vista di una futura
partnership, la visita a nuovi siti sui quali lavorare, a quelli su cui si sta
lavorando e quelli su qui si è lavorato. Tutto ciò ha aumentato di tanto il mio
entusiasmo già alle stelle. Tra le tante cose fatte ce ne è una che mi ha
segnata in senso positivo: l'incontro con la tribù dei kara. Dopo una strada
lunghissima e non del tutto asfaltata in uno dei punti più caldi d'Etiopia
abbiamo raggiunto la tribù, passando prima per il loro centro medico. Qui
l'assenza di ambulanze funzionanti e dei medicinali basilari per me scontati mi
hanno dato un primo scossone, da distanza che c'è tra il centro e la tribù mi
ha dato un secondo scossone, le loro condizioni di vita ed i rischi che corrono
ogni giorno mi hanno stesa. Appena arrivati un gruppo di bambini ci è venuto
subito in contro, curiosi e divertiti. Si sono chiesti se fossi etiope oppure
no e quando gli ho risposto metà e metà, mi hanno detto che non era possibile
il miscuglio e hanno provato a dire di dove fossi per una decina di minuti
buoni. Passata la parte divertente è iniziata la parte emozionante. Mentre
Zelalem e Solomon si dirigevano verso il fiume Omo per fare delle rilevazioni,
Valentina, Marco ed io abbiamo fatto delle domande alle donne del villaggio.
Abbiamo chiesto come fosse organizzata la tribù, quali fossero i ruoli dei
componenti e le difficoltà affrontate ogni giorno. Abbiamo poi chiesto quale
fosse il loro sogno nel cassetto e tutte, ma proprio tutte, hanno un sogno
correlato all'acqua. Non nego di aver trattenuto le lacrime quando una donna ci
ha mostrato le mani callose con il quale tutti i giorni lavora nei campi ed in
casa, così come quando ci hanno raccontato dei loro spiacevoli incontri con i
coccodrilli ogni volta che si recano al fiume per raccogliere un'acqua sporca,
che porta malattie, la stessa usata dagli animali. Mi sono chiesta se fosse la
forza delle mamme che non sanno cosa dare mangiare ai figli a spingerle ad
andare avanti, le loro tradizioni, oppure il fatto che non hanno mai vissuto
altro.
Per
me è stata quasi un'avvenuta trovarmi tra loro e vedere le loro vesti quasi
inesistenti fatte di pelle di mucca, i loro gioielli di fagioli e perline
keniote, le loro pettinature con l'argilla, le loro case di fango e paglia, il
loro bestiame, il loro modo di sedersi, parlare e guardare, ma per loro è
un'avventura questa vita.
Acqua
liscia, frizzante, fredda, a temperatura ambiente sono questi i miei problemi
legati ad un bene così prezioso e questo mi fa riflettere.
Sicuramente
qui non cambierò niente, sono solo di passaggio, ma sicuramente questa
esperienza mi cambierà e mi sta già cambiando.
Cristina Toppo - Servizio Civile Soddo