C'è anche il CVM (Comunità Volontari per il Mondo) tra i protagonisti, in Etiopia, della prima Conferenza Regionale sulle Risposte alla Problematica HIV/AIDS in Amhara, evento in realtà a valenza nazionale e di respiro internazionale, vista la platea dei partecipanti, iniziativa che ha luogo dal 22 al 24 giugno a Bahir Dar, città capoluogo proprio della regione più colpita dalla tremenda pandemia, nell'ambito di una nazione già di per sé ai primissimi posti nella triste graduatoria mondiale sulla diffusione del virus dell'immunodeficienza umana.
E proprio con un'esaustiva presentazione del quadro generale relativo alla diffusione dell'HIV/AIDS e della strategie messe in atto per far fronte alla pandemia si apre il convegno, non prima però della solenne inaugurazione, con tanto di bandiere, canti e costumi tradizionali, alla presenza del rappresentante per l'Etiopia delle Nazioni Unite, del responsabile US-AID e del Presidente della Regione Amhara, Ayalew Gobezie, che passa in visita tutti gli stand allestiti nella hall del Mulualem Cultural Center, tra cui quello del CVM, che si trova a giocare un ruolo di primo piano nell'occasione, al fianco di “giganti” del mondo della cooperazione internazionale, quali US-AID, Unicef, Hi-Tech, la tedesca GTZ e DKT (attiva con un ampio progetto di sensibilizzazione sull'uso del preservativo), assieme ad altre associazioni autoctone (vedi PLWHA's Associations, presenti con bancarelle recanti i prodotti delle loro IGA) e ovviamente agli organi governativi impegnati nella dura lotta all'AIDS, su tutti l'HAPCC, promotore ed organizzatore, assieme all'ufficio regionale del CVM, di tale iniziativa, resa possibile dai fondi di Unicef Etiopia e Population Council.
Ai discorsi d'apertura tenuti dalle succitate personalità convenute e alla presentazione generale, con tanto di dati e riferimenti statistici, effettuata da Ato Getaneh, Presidente dell'HAPCC, fanno seguito gli interventi di due ricercatori, Matthew Greenall ed il professor Yemaneh, i cui studi analizzano il generale stato dei programmi di prevenzione finora implementati nell'area d'interesse, evidenziandone caratteristiche, risultati e gap. Già dalla prima mattinata, insomma, emerge con evidenza la ragion d'essere di tale convention, cui prendono parte oltre 400 tra alte cariche governative e rappresentanti del mondo delle Ong e della cooperazione internazionale, vale a dire il discutere e fare il punto sui risultati ottenuti dal lavoro fin qui svolto nella battaglia contro l'HIV/AIDS, raccogliendo testimonianze ed esperienze e presentendo gli ultimi studi e ricerche effettuate sul tema, utili ad indirizzare nuove strategie condivise.
Tra le testimonianze rese pubbliche dinnanzi all'ampia platea, spiccano quelle di membri di associazioni di persone sieropositive e di prostitute, categoria quest'ultima indicata fin da principio quale “cuore” della questione, tanto da veder su di sé focalizzata l'apertura del programma pomeridiano, attraverso uno studio incentrato sulla situazione e le pratiche sessuali diffuse nei locali notturni e nelle alcohol house di tre cittadine di East e West Gojjam, analisi alla quale si affianca una simile con oggetto coloro che lavorano come donne di servizio a Bahir Dar, risultate mediamente non del tutto consapevoli dei rischi cui vanno quotidianamente incontro, in considerazione degli abusi sessuali di cui sono spesso vittime. A tali presentazioni, si allacciano poi gli interventi sull'uso del preservativo quale metodo di prevenzione da malattie sessualmente trasmissibili, in primis l'AIDS: da una ricerca realizzata da PSI (Population Services International) Ethiopia, risulta che in Amhara solo il 35,9 % tra le donne e il 74,9 % tra gli uomini è a conoscenza di ciò. Contestualmente, viene presentato il “Comprehensive Condom Programming”, progetto targato UNFPA. Dal focus di genere, che vede tappe importanti nell'intervento del professor Semegnew, di IntraHealth Ethiopia, riguardante i Gruppi di Sostegno Madre-a-Madre (MSG), e in una generale valutazione sull'implementazione, a livello regionale, dei programmi di PMTCT (Prevenzione della Trasmissione da Madre a Bambino), l'argomento si sposta sulle strategie mediatiche attuate e da potenziare nella lotta alla pandemia: si va dal bell'esempio dell'Education Media Center di Gonder, attivo con gruppi di radio ascolto e specifici programmi scolastici per giovani e bambini, fino ad un'interessante presentazione dell'operato della Lambadina Foundation, iniziativa dell'EVMPA (Ethiopian Volunteer Media Professionals against AIDS), un gruppo di giornalisti professionisti unitisi allo scopo di pianificare ed attuare metodi per combattere l'AIDS all'interno del proprio settore di competenza, sfruttando cioè i canali a loro disposizione.
Il tema della comunicazione è presente anche nel secondo giorno della conferenza, attraverso la presentazione di un progetto dell'Università di Bahir Dar, che intende sfruttare la larga diffusione dei telefoni cellulari, in particolare dell'uso di SMS, tra studenti e giovani in genere per attuare campagne di sensibilizzazione ed informazione sulla questione HIV/AIDS. Mondo universitario che risulta mobilitato anche mediante un'iniziativa denominata “Campus Life Program”, che ha quale target specifico gli studenti e come obiettivo generale il ridurre la loro vulnerabilità al rischio di trasmissione del virus, non solo grazie alla distribuzione di materiale informativo, ma anche attraverso la disponibilità di strutture ed opportunità d'aggregazione, che portino il più lontano possibile dalla frequentazione di ambienti malsani e da pratiche quali l'(ab)uso di alcool e chat. Quella sull'abuso di alcool e chat, tanto diffusi a varie età e livelli della società, è una delle tematiche che più accendono gli animi e fanno discutere la platea presente, al momento delle domande aperte, tanto che il rappresentante dell'Addis Continental Institute of Public Health, subito dopo aver presentato un approfondito studio al riguardo, si trova costretto a mediare di fronte agli interventi in difesa dell'uso di chat, affermando che il problema non sta tanto nelle sostanze in sé, quanto piuttosto nell'abuso che spesso se ne fa, portando questo alla perdita di controllo e a condotte comportamentali sregolate. Grosso modo stessa vivacità di dibattito e ancora maggior scalpore provocano, poco dopo, i risultati di uno studio riguardante la pratica dell'early marriage (matrimonio precoce), condotto da Population Council e presentato dal Direttore Paese dell'Ong americana, Annabel S. Erulkar, la quale, di lì a poco, sosterrà con forza la veridicità di quanto esplicato, citando le fonti di ricerca, soprattutto in relazione al dato che provoca un moto di sdegno nella platea: la Regione Amhara farebbe registrare un tasso di divorzi tra i più alti nei Paesi africani (e non solo), questo a causa dei tanti matrimoni combinati e nonostante la forte presenza ed influenza della Chiesa Ortodossa sulla vita della popolazione. All'argomento religione si dedica precipuamente il Dr. Tekle-Ab Mekbib, anch'egli di Population Council, il quale spiega in cosa consiste la “Developmental Bible”, sorta di manuale atto a mobilitare il clero ortodosso nei progetti di sviluppo sociale e sanitario.
Attraverso i concetti di mainstreaming e leadership si arriva così al programma pomeridiano, che prevede, fra l'altro, il momento del CVM/APA. Esattamente alla questione della leadership si collega l'intervento di Ato Getachew Kassa, Rappresentante Paese dell'Ong marchigiana, il quale, dopo aver sommariamente trattato il profilo, la storia e l'impegno del CVM, attivo in Amhara, nel campo dell'HIV/AIDS, da 15 anni, assieme ad APA (AIDS Partnership for Africa), si focalizza sul ruolo che lo stesso CVM ha giocato, nel corso degli anni, nel sensibilizzare gli apparati governativi sul tema AIDS e nell'indirizzare gli stessi leader politici, ad ogni livello, verso un concreto impegno, che ha visto la propria maggiore attuazione nel 2000 con l'istituzione, dall'ambito regionale fino a quello di kebele, dell'HAPCC (HIV/AIDS Prevention and Control Council), l'ente appositamente creato dal Governo per far fronte alla terribile pandemia. In particolare, le attività messe in evidenza dalla presentazione vanno dall'advocacy alla cosiddetta opera di capacity building, da realizzarsi attraverso corsi di formazione, workshop e meeting, a vari livelli, da quello regionale a quello di kebele, passando per zone e woreda, senza trascurare ovviamente la pubblicazione e la distribuzione di materiale informativo, vedi la newsletter “Together”, presente anche negli uffici amministrativi e di vari enti governativi. Tale impegno del CVM/APA ha visto, quali risultati, la creazione di enti ed eventi all'uopo e più in generale una crescita nell'impegno della classe politica su più fronti, da quello dell'immagine e dell'esempio personale, come nelle campagne di promozione dei servizi di VCT (Test e Consulta Volontari), ART e PMTCT, fino alla più concreta decisione di allocare il 2% delle risorse finanziarie di ogni settore governativo alla lotta contro l'AIDS. Meriti questi, che Ato Getachew indirettamente ascrive alle alte cariche governative presenti, senza tralasciare però i gap ed i limiti ancora da superare nell'ambito della leadership, vedi l'incapacità di alcuni amministratori di woreda e kebele nel gestire e coordinare i programmi di prevenzione e controllo dell'HIV/AIDS oppure l'inadeguato sistema di scambio di informazioni e documentazione tra i vari livelli amministrativi. Da ciò anche una valutazione sulle strategie da implementare nello specifico ambito, vedi una migliore preparazione e formazione dei leader a livello locale sull'argomento. In definitiva, si tratta di una presentazione che, in neanche mezz'ora, non può certo dare l'idea di tutto quanto fatto dal CVM in questi 15 anni nella battaglia contro l'HIV/AIDS: solo per citare le occasioni in cui l'Ong con sede legale ad Ancona è stata in grado di anticipare persino i “giganti” della cooperazione internazionale, il CVM è stata la prima Ong a stabilire in Amhara una banca del sangue, la prima ad organizzare e attuare TOTs (Training Of Trainers), ovvero corsi di formazione per futuri formatori nell'ambito dell'educazione ai temi dell'HIV/AIDS, la prima a collaborare strettamente nell'ambito con gli organi governativi e ancora la prima nella graduatoria di materiale informativo distribuito nella regione, dove circa l'85% di pubblicazioni IEC (Informazione Educazione Comunicazione) risulta marcato CVM. É dando un'occhiata proprio alle brochure, ai pamphlet e alle newsletter, che costellano lo stand dell'Ong, che si riesce ad avere una certa, pur parziale, idea di tutto il lavoro da essa fatto a partire dal 1994, della filosofia che l'ha spinta ad agire per lo “sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini” nel corso di 30 anni, da quando cioè ha iniziato ad operare in Etiopia con progetti di approvvigionamento idrico.
Il meeting va poi avanti tra la discussione su di una specifica strategia, vedi la Community Conversation o le cosiddette IGA (Attività Generatrici di Reddito), e la presentazione dell'operato di una particolare organizzazione, vedi l'OSSA o gli interessanti interventi a carattere prettamente medico e scientifico da parte dei rappresentanti di Hi-Tech, il cui Direttore Clinico, Getachew Feleke, si sofferma in particolare sull'utilizzo dei servizi ART (Terapie Anti-Retrovirali). Dopo la spiegazione dedicata alla prevenzione nei luoghi di lavoro, larga parte hanno gli interventi “targati” US-AID, riguardanti i progetti e le strategie atte a coniugare e porre in sinergia il settore medico pubblico e privato ed organizzare il sistema farmaceutico andando incontro alle esigenze della popolazione.
La terza giornata include solo la mattinata, nella quale, dopo alcune ultime presentazioni (da parte, ad esempio, di SCMS e UNFPA), con un occhio di riguardo ad orfani e bambini di strada, figli spesso della pandemia e delle sue conseguenze, il palcoscenico viene lasciato agli interventi conclusivi delle maggiori personalità presenti, vedi il rappresentante per l'Etiopia delle Nazioni Unite, il delegato di US-AID e ovviamente Ato Getaneh, Presidente dell'HAPCC, che ringrazia tutti i partecipanti e presenti al grande evento, auspicando che esso sia stato utile ad acquisire conoscenze e consapevolezza, come pure a gettare le basi per nuove e ulteriori strategie nella grande battaglia che ancora attende tutti gli enti e soggetti interessati. Un aspetto comune, infatti, emerge dagli interventi conclusivi: nella lotta al nemico comune chiamato HIV/AIDS, molto è stato fatto finora, ma moltissimo deve ancora essere fatto, tanto dagli enti governativi quanto dalle organizzazioni non governative, associazioni e società civile, in uno sforzo comune ed in base ad un approccio davvero multisettoriale.
E alla fine, le fiaccole in mano a tutti i convenuti, alte cariche governative e rappresentanti di associazioni di sieropositivi, delegati di importanti Ong e studenti, giornalisti e semplici curiosi, rappresentano una unione d'intenti, che si spera possa dare frutti concreti laddove il nemico AIDS ancora prospera, là, fuori dalle mura della grande sale del convegno, e non rimanere una mera presentazione in Power Point.
Simone Accattoli
Nessun commento:
Posta un commento