USAID, l’agenzia di cooperazione internazionale degli Stati Uniti ha recentement lanciato una nuova iniziativa per ridurre la fame e la povertà e migliorare la sicurezza alimentare in Tanzania, Etiopia e altri 18 paesi al mondo considerati prioritari per le loro condizioni di povertà e insicurezza alimentare. L’iniziativa si chiama “Feed the Future”, “Nutrire il futuro” e si focalizza sull’ aumentare la disponibilità e accesso ad alimenti primari com il riso e il mais attraverso migliori sementi, tecniche agricole moderne, costante irrigazione e affidabilti infrastrutture rurali. Altre componenti del progetto includono il miglioramento della nutrizione dei nuclei famigliari, riforme del settore agricolo, ricerca e sviluppo e partnership con enti pubblici e privati per favorire la crescita del settore agricolo.
In Tanzania il progetto è il linea con altre iniziative precedentemente approvate dal governo come Kilimo Kwanza (L’agricoltura per prima) e il corridoio per la crescita agricola in Africa meridionale (SAGCOT).
Finora, il progetto ha suscitato forti reazioni sia a livello nazionale che internazionale, ci sono forti dubbi sull’impatto che quest’iniziativa potrà avere per i piccoli agricoltori in quanto la loro voce è stata scarsamente tenuta in considerazione nello sviluppo del progetto. Il timore della società civile che rappresenta i piccoli agricoltori è che l’approccio scelto da USAID, incentrato su produzione meccanizzata, grandi estensioni a monocoltura e l’uso di pesticidi, fertilizzanti e sementi geneticamente modificati venduti da compagnie americane, non contribuirà a ridurre il livello di povertà della maggioranza degli agricoltori tanzaniani ma aumentarà i profitti per le grandi industrie e i grandi proprietari terriere marginalizzando e impoverendo ancora di più i piccoli agricoltori che si vedranno anche sottrarre la loro terra a vantaggio di grande compagnie agricole, spesso straniere.
Stefano Battain
(Country Representative CVM Tanzania)
(Country Representative CVM Tanzania)
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