martedì 16 ottobre 2012

Il diritto allo studio delle donne africane


“Se educhi un uomo, tu educhi un individuo. Ma se educhi una donna, educhi un’ intera nazione” -  Kwagyir Aggrey

Si stanno facendo sempre più impegnativi i progetti che CVM sta realizzando a favore dell’istruzione delle giovani donne in Africa e molti altri ancora - con queste finalità - andrebbero sostenuti. Soprattutto per molti giovani donne provenienti da famiglie povere e numerose rimane ancora un sogno irraggiungibile quello di poter completare un corso di studi che possa consentire loro di aspirare ad un futuro economicamente indipendente e, magari, di supporto per i propri familiari.
E’ con questo fine che, da anni, CVM offre un sostegno economico a molte di loro, affinché possano accedere a corsi di formazione professionale o a corsi preparatori allo studio universitario, senza trascurare la necessaria attenzione ad aumentare la loro consapevolezza relativa ai propri diritti in una società che le vede, troppo spesso, destinatarie di abusi e sfruttamento.
Il sostegno ha anche altre importanti valenze, infatti, si basa spesso su “fondi rotativi” il che significa che, completato il corso e trovato un lavoro, le ragazze ripagano il prestito dando, a loro volta, la possibilità ad altre studentesse di essere sostenute nello studio.
Finora i risultati sono stati molto positivi: per i progetti di questo tipo avviati in Etiopia , 60 ragazze hanno potuto iscriversi -  nel 2009 -  alle scuole superiori, 30 per prepararsi a corsi universitari e 30 per accedere a scuole di formazione professionale. Analogamente, in Tanzania, 12 giovani donne inserite nel programma promosso da CVM hanno conseguito la laurea e sono già impegnate in stage o stanno cercando lavoro. Ma la richiesta delle ragazze ad una propria istruzione e formazione cresce sempre più, così come - ovviamente - cresce la necessità di reperire fondi da destinare a questi progetti.
Tra le molte giovani che hanno fatto richiesta di accedere al programma c’è,  ad esempio, Neema Maftaha di 21 anni. Neema proviene dal villaggio di Saadani nel distretto di Bagamoyo in Tanzania; la sua è una famiglia molto numerosa, con la sola madre - che lavora in agricoltura - e sei tra fratelli e sorelle (tutti più grandi di lei) e non tutti con un lavoro. Neema ha richiesto di poter frequentare un corso di avviamento professionale:
Sono entrata nel progetto e nell’associazione - dice Neema  - per migliorare la mia vita e quella della mia famiglia e per riuscire a soddisfare i miei bisogni. Ecco perché al termine del corso vorrei trovare un lavoro”
Da un punto di vista strettamente economico, un supporto come quello a Neema, comprende il sostegno economico per la partecipazione al corso di avviamento professionale, la fornitura di materiale per l’avvio dell’attività, workshop mensili e destinati alle ragazze sui diritti delle donne nelle relazioni familiari, supporto per attività ricreative e per la produzione di brochure sul diritto all’educazione, training in salute riproduttiva e basilari nozioni di economia; il tutto per un impegno complessivo di poco più di 500,00 euro.
Altro esempio,  quello di Anna Saimoni, anche lei dal villaggio di Saadani  in Tanzania; Anna vive con sua madre - commerciante di pesce - suo fratello che è pescatore e sua sorella minore. Anche Anna ha richiesto di prendere parte ad un progetto di formazione professionale perché dice:
“Ho deciso di unirmi al progetto affinché possa rendermi indipendente e nello stesso tempo per incoraggiare altre persone della comunità a fare altrettanto.  Per migliorare le mie conoscenze, per una occupazione futura.”
Proprio dalle parole di Anna si comprende quanto sia importante che l’esempio di alcune sia poi trasmesso ad altre giovani; la consapevolezza delle proprie potenzialità  è un’esigenza  molto avvertita e da condividere con altri, per finire di coinvolgere positivamente tutta la propria comunità.  

Stefano Battain, 
ex volontario CVM, ora in Sud Sudan


Una “business analysis” un po’ speciale



Di nuovo costretta al di fuori del parco nazionale di Saadani per le strette regole dell’ente gestore.. d’altronde avrebbe poco senso pagare più per il mio ingresso che per le attività che implementiamo. La dottoressa che mi accoglie di solito a Mkange è fuori città e così Peace mi propone di andarmene a Miono. Conosco poco questo villaggio, la gente, le guesthouses… mi sono sempre fermata poco qui, l’unica volta in visita di monitoraggio con Marian. Potevo prenderla male, ma che senso avrebbe avuto.. qui, anche una persona impostata come me, impara a vivere l’avventura! Ed ho scoperto che le avventure possono andar bene come male, non siamo noi spesso a decidere la direzione, ma sicuramente molto dipende dallo spirito con cui lo viviamo, quello sì che fa la differenza…
E così, zaino scout alle spalle, parto con un pikipiki (moto, taxi locale) alla volta di Miono. Mezz’ora sotto il sole fra le campagne della Ward di Mkange.. che spettacolo.. che natura..  tutti al mio passaggio si girano, una mzungo, su una moto, con uno zaino così grande, in giro per quelle strade non si vede spesso.. sicuramente è l’evento del giorno! Così come il mio arrivo a Miono, tutti si stupiscono del fatto che io sia sola e che decida di fermarmi per due notti lì.. e soprattutto che io parli kiswahili.. e vi giuro che per quanto il mio kiswahili sia ancora scarso, per loro è una gioia ed un onore sentire che io sia capace di salutarli.
Vengo accolta da Rabia, segretaria del gruppo di microcredito locale, che Peace aveva prontamente avvertito del mio arrivo. Strano il fatto che lei sembra più preoccupata di me della mia permanenza a Miono. Per quanto mi considerino diversa da loro a partire dal colore della pelle, ai modi di fare, al modo di parlare, lo spirito materno di queste donne e il loro senso di protezione nei miei confronti viene sempre fuori in un baleno. Rabia mi porta a fare due passi per il villaggio ed a vedere il suo lavoro, vende kanga, kitende e pezzi di stoffa vari in giro per la città. Proprio vicino alla guesthouse incontriamo anche un’altra donna del gruppo di Miono, Bishum, lei prepara colazioni, chapati, mandazi, zuppe e thè.. è fatta, l’indomani il nostro giro inizierà da lei! 
E così è stato, dopo un’ottima colazione e 2/3 richieste di matrimonio nel locale di Bishum insieme a Rabia siamo partite alla volta di Mandera poiché molte donne del gruppo di microcredito vivono lì. Prima fermata, Sofia, leader del gruppo, donna molto composta e silenziosa, ha perso il marito diversi anni fa, e dopo un periodo di praticantato a Dar con la sorella, ora ha aperto un salone di bellezza a Mandera grazie al prestito ricevuto. Dopo i doverosi saluti, qualche domanda e salutata Rubia che se ne va a Chalinze a depositare i ripaga menti mensili del gruppo, propongo a Sofia di mettersi alla prova con i miei capelli!  Osservate le prime due clienti ci mettiamo al lavoro! Shampoo, bigodini e casco, tutto alla modica cifra di 0,75 €! sui miei capelli il tutto non reggerà molto, ma vi giuro che tranne la prova del casco con il caldo che già faceva, ne è valsa davvero la pena di trascorrere 3 ore lì! Accompagnata da Sofia ce ne andiamo poi a trovare Joyce: lei e i due bambini hanno appena finito di mangiare un piatto di ugali (polenta bianca), la sua casa è ancora in costruzione e mi porta a fare un giro per i campi..  i polli sono fuori a passeggiare, le banane son quasi pronte e gli spinaci sabato verranno raccolti e venduti! Terza tappa è il locale di Ester, vende bevande vicino alla strada che porta a Msata. Ci sediamo un po’ nel suo locale a fare due chiacchiere e ne approfittiamo per ascoltare insieme a tre masai un discorso di Nyerere, si sta avvicinando il Nyerere day. Oltre al locale Ester ha iniziato ad allevare polli, capre e con mio grande stupore maiali! È la prima volta che li vedo qui in Tanzania! Sono ancora piccoli.. chissà come starà il maiale del mio nonnino in Italia, quest’anno  non ho avuto l’onore di conoscerlo!!
Passiamo poi velocemente a salutare Hamida e Mwanaidi, la prima ha un piccolo negozietto dove vende un po’ di tutto, mentre la seconda prepara colazioni. Con loro ci facciamo una bella chiacchierata sulle differenze tra l’Italia e la Tanzania, io elogiando le qualità della seconda e loro della prima, ma tutte concordiamo che le donne di una volta, qui come in Italia non  crescono più! Donne forti come le nostre mamme e le nostre nonne sono ormai una razza in via di estinzione, mentre noi giovani ci crogioliamo nel nostro benessere! Ultima tappa, dulcis in fundo, Mwanaidi Jumanne, mama lishe, una delle tante “mamme” che preparano giornalmente da mangiare, dalla mattina alla sera! Come le avevo promesso appena messo piede a Mandera, sarei tornata da lei per il pranzo, e così ecco ad accogliermi ugali, fagioli, spinaci e un pezzettino di carne immerso in un sughetto di pomodoro! E come al solito il momento del pranzo diviene un momento di discussione con tutte le persone di passaggio.. dal microcredito alle acconciature femminili! 
Si sono fatte le 15 ed è ora di prendere un daladala (bus locale) per Miono prima che faccia notte.. anche per oggi la giornata è finita e mentre buttavo giù questi pochi pensieri, sono passate a salutarmi Rabia e una sua amica.. volevano assicurarsi che fossi tornata sana e salva ed organizzarsi per domani.. mi aspetta un nuovo viaggio in pikipiki fino a Mkange dove ad attendermi ci sono le ragazze delle due associazioni formate quest’anno dal CVM, per una bella partita di pallone!
 Il ricordo più bello di questa giornata? L’orgoglio delle donne che ho incontrato nel dire “Hai visto le donne del CVM di cosa sono capaci?!”, di certo la storia di questo gruppo non è sempre stata facile, ma con l’impegno dello staff locale, dei vari volontari e soprattutto delle donne più tenaci, i risultati sono arrivati e con loro anche i frutti di questo duro e paziente lavoro!

Serena Morelli
Volontaria a Bagamoyo - Tanzania