giovedì 19 giugno 2014


Il primo gesto di ogni vero viaggio ha qualcosa di lento

Ormai è passato quasi un mese..
Tante immagini scorrono nella mia mente da quando sì, si parte davvero.
Il primo gesto di ogni vero viaggio ha qualcosa di lento.
Ho sognato e desiderato per mesi questo momento come è possibile che ora non voglio più partire?
È qualcosa di inspiegabile che nasconde dietro un irreparabile stanchezza, un senso di perdita possiamo chiamarlo...
È un momento in cui capisci che tutte le certezze che ti eri costruita con fatica scompaiono, ma lì ormai il viaggio è già iniziato e allora bisogna spianare le ali, perché se il viaggio forse non è un antidoto contro la malinconia di certo lo è contro la violenza..la violenza del non..non cercare di esserci, e il più vicino possibile.
Perché le cose vanno viste secondo me, vanno sperimentate, vanno ricordate e vanno anche assaggiate e odorate perché se no è un racconto e per quanto io viva di storie è così bello esserne un pezzo di quel racconto..
Poi appena atterri da quell'aereo, Addis Abeba e di schianto “l’altro”, il diverso, il bianco, il ferengi...la parola che imparerai subito in questa nuova terra...ogni persona ogni occhio che ti vedrà passare ti vedrà come ferengi..lo straniero, il diverso. Non ci sarà verso, non ci sarà nessuna strategia per cambiare questa condizione naturale...per quanto delicato o indelicato un bianco possa essere qua, per quanto cerchi di apparire naturale nelle sue azioni cercando di entrare come un ospite nella vita di queste persone..rimarrà ferengi..


E' tutto lento in etiopia, è tutto difficile..a parte il sorriso della gente..quello è così facilmente comprensibile.
E qui sorridono..nel guardare come ti vesti, come ti muovi cercando di immaginare da quale mondo tu possa venire,sorridono perché provi a dire due parole nella loro lingua sforzandoti di fargli capire che non sei un turista..che non vuoi essere un turista..tu vuoi essere vicino a loro..il più possibile.
Devo abituarmi dicono, ne dubito che sia possibile abituarsi a quello che vedo ogni giorno..come ci si fa ad abituarsi al nulla..qui non c’è nulla, manca tutto..ci sono talmente tanti problemi che ogni tanto mi sento così inutile..ma poi basta una lezione di inglese ai bambini del quartiere che a scuola non ci vanno perché devono stare nei campi..una partita a calcio, una discussione con qualche associazione di persone che cercando in ogni modo di migliorare la loro condizione e allora sì..tutto ha senso, se ha senso per te..
Ed è così facile che la tua giornata assuma un altra direzione.

E dopo un mese in questa terra posso dire che anche se è dura, anche se fa male, vale la pena... Mi do tempo..tanto in Africa l’unica cosa che non manca è il tempo..

Francesca Peirotti - Servizio Civile Etiopia


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