Non
nascondo la mia difficoltà a condividere in un blog un’esperienza così profondamente
personale.
Cerco
l’ispirazione in una calda domenica tanzaniana, di fronte ad un mare che
repentinamente non riconosci più. Prima la bassa marea faceva apparire tutto
più limpido e spazioso, ora un mare in burrasca sembra voler deglutire tutto
quello che trova. Ripercorro
a ritroso i giorni passati qui, dalla partenza in aeroporto con le lacrime in
viso, a questa giornata malinconica.
Sembra
facile per chi è rimasto, è facile dire “dai te la caverai”, “devi farci
l’abitudine”, “i primi giorni sono sempre così”. Altrettanto difficile è
comunicare con chiarezza quello che si sente, quello che si respira e le mille
domande che ogni giorno ti attanagliano. Perché sono qui, cosa troverò, cosa
imparerò, cosa donerò, cosa cambierà.
Tutto
è già cambiato molto.
Appena
arrivata a Bagamoyo non mi sembrava di stare in un luogo appartenente al
pianeta Terra, ora le sue strade, i suoi bambini, i rumori, la musica e gli odori
sembrano essere diventati la mia casa, un posto che forse mi aspettava, e che
non mi aspettavo. È la mia prima volta in Africa. E come mi ha suggerito Perfect,
l’autista di CVM, “Se non mangi, sarà l’Africa a mangiare te”. È
esattamente questa la prima sensazione che ho provato, essere divorata.
Le
paure e le malinconie a volte arrivano, le lascio passare, perché non posso
perdermi niente qui, nemmeno uno sguardo, un angolo dell’affollato e puzzolente
mercato, una mano da stringere, una foto rubata dalla macchina. Perché sono in
Africa, precisamente di fronte all’oceano Indiano! Avete presente bene dov’è?
La quotidianità che cerco spesso me lo fa dimenticare, ma basta immaginarmi il
mappamondo, farlo ruotare velocemente e stopparlo nel punto esatto in cui mi
trovo e tutto ritorna ad essere nuovo, eccitante, e sorprendente.
Dalla
prima settimana ad oggi ho già imparato più di quanto anni di università e
tirocini mi abbiano mai insegnato. Gli staff meeting, gli interminabili
database da compilare, i giorni passati in monitoraggio nei villaggi dove CVM
ha i suoi progetti, le idee per i progetti da implementare in futuro, la peer
education nelle scuole con BAGEA…
Una
full immersion di sensazioni che ti fanno scordare il tempo che passa. E sono
passati già nove mesi. Mesi
nei quali non c’è stata una notte in cui non ho alzato il naso al cielo, perché
so che sarà la prima cosa che mi mancherà quando sarà arrivato il momento di
tornare a casa.Perché
non si può fare a meno delle luce di queste stelle, non si può fare a meno del
buio vero della sera, dell’immensità di questo cielo, delle forme strane che
assume questa luna, dei colori dei vestiti delle donne, dei piedi sporchi di
questi bambini, del sapore del chapati e dei mandazi.
MANGIALA!
È l’augurio che mi faccio.
Che arrivi a tutti i volontari come me sparsi in questo immenso continente.
Valentina Corbucci
Volontaria SVE - Tanzania