Subito dopo i primi lavori, prima presso un’associazione per la produzione di cacao e poi come assistente in un progetto per la formazione di allevatori ed agricoltori. Nel 2011 CVM. L’entusiasmo per un nuovo lavoro, una nuova avventura. Con il suo stipendio mantiene la sorella e la mamma. Pochi mesi dopo Koletha rimane incinta. Il suo ragazzo vive in Uganda per motivi di lavoro, ma sarebbe tornato per la nascita del bambino. Cosi aveva promesso.
La gravidanza non è di quelle semplici, Koletha è spesso costretta a stare a letto, diverse le minacce di aborto. L’ultima volta che ho visto Koletha è stata la scorsa settimana, era la prima volta da quando sono tornata in Tanzania. Ci siamo salutate e lei mi ha dato nuovamente il benvenuto in Tanzania. Abbracci e sorrisi per la gioia di rivedersi e continuare cosi a lavorare insieme. Ci siamo incontrate poco lontano dall’ospedale dove pochi muniti prima aveva fatto l’ultima ecografia, mancavano pochi giorni al parto ormai. Peace, la coordinatrice del progetto, la sgrida per essersi presentata all’incontro a cavallo di una moto-taxi: - è pericoloso nelle tue condizioni! - dice. La visita era andata bene – sono un po’ anemica- dice. Sempre Peace le consiglia di mangiare più mboga (verdura), ma Koletha ammette che la verdura proprio non le piace.
Ieri notte Koletha è andata all’ospedale civile di Morogoro, doveva effettuare il parto cesareo, era ora per il piccolo di nascere. E’ sola, nessuno l’accompagna. L’attesa per l’operazione è lunga, troppo. Koletha comincia a sentirsi male e avverte forti dolori addominali. Per complicazioni subentrate poco prima del parto, il bambino muore. Ma non viene soccorsa subito, si genera una forte emorragia interna che non viene arrestata in tempo. Koletha muore cosi, a 24 anni. Per poco attenzione, per negligenza, per un’attesa troppo lunga, per poca professionalità. E muore sola, cosi come da sola stava portando avanti il suo lavoro, sola stava pensando alla famiglia, sola stava vivendo una gravidanza.
Non credo di avere abbastanza parole per descrivere tutto questo, cosi come la morte arriva in maniera troppo facile, veloce. non ci sono parole per esprimere la rabbia del perché succedono ancora queste cose. Forse ricordare Koletha è l’unico modo per credere che un giorno le donne non dovranno più morire in questo modo, non dovranno morire più per mettere alla luce una nuova vita. Ciao Koletha.
Daniela Biocca –CVM Rappresentante Paese Tanzania 25.5.12