Carissimi
amici,
Prosegue
il nostro viaggio… ogni giorno è una nuova scoperta… di persone, di paesaggi e
di sensazioni.. ogni giorno lo scenario che si apre di fronte noi è
meraviglioso i colori non si sovrastano ma sono netti e distinti: il verde e il
marrone… intere distese di un verde forte e il marrone delle montagne, della
terra, delle strade che si contrappone alle vallate e ai prati.
Un
paesaggio che lascia lo spazio ai pensieri, alle emozioni, che ci permette di
viaggiare fisicamente e con il pensiero… l’asfalto grigio che si alterna ai
tratti di terra e pietre… gli animali che pascolano liberi nei campi e sulle
strade, i suoni ripetuti dei clacson dei fuoristrada, dei minibus carichi di
ragazzi che si sporgono dai finestrini, dei camion che imponenti occupano l’
intera corsia, i ragazzi e i bambini che corrono lungo le strade in mezzo alle
distese verdi che si interrompono all'orizzonte per lasciare lo spazio al cielo
per qualche ora azzurro e poi di colpo plumbeo con le nuvole cariche di
pioggia.
E la
pioggia arriva… puntuale ogni giorno. Scroscia forte, l’acqua invade le strade
sterrate e le trasforma in fiumi, piove per ore, a volte per poco tempo; di
notte i fulmini squarciano il cielo e illuminano per una frazione di secondo i
tetti delle case mentre tutto intorno il buio regna sovrano… poco dopo arriva
il tuono a rompere il silenzio della notte.
“Non
sono uno straniero perché,non mi sono mai fermato a pregare per tornare
indietro sano e salvo, perché non ho sprecato il mio tempo ad immaginare come
sarebbero stati la mia casa, il mio tavolo, il mio lato del letto. Non sono uno
straniero perché tutti siamo sempre in viaggio,perché ci poniamo le stesse
domande e viviamo la stessa stanchezza, le stesse paure, lo stesso egoismo e la
stessa generosità. Non sono uno straniero perché, quando ho avuto bisogno, sono
stato soccorso, quando ho bussato alla porta si è aperta. Quando ho cercato, ho
trovato ciò che volevo.”
Non
facciamo altro che nutrirci dei colori,degli odori,paesaggi maestosi e delle
persone semplici che mi circondano. E’ cosi strana questa realtà,ma allo stesso
tempo cosi’ coinvolgente!..POSSIAMO DIRE DI SENTIRCI A CASA..
E’
difficile descrivere su questa pagina bianca le sensazioni che abbiamo e stiamo
provando in questi giorni. Ogni cosa sembra enorme, fantastica, strana…NUOVA!
Giochiamo,giochiamo
con i loro sguardi,i loro immensi sorrisi gratuiti, abbracci infiniti…
C’è
un’energia che ci avvolge indescrivibile!
Da
quando siamo arrivate,c’è una vocina che non fa altro che chiamarci, chiederci
nella sua lingua un qualcosa di incomprensibile…MASHARAT!
Cosi’
è il suo nome, il nostro fratellino! Ha 7 anni, un ometto. Il suo nome
significa:le fondamenta,la base! Le fondamenta di qualcosa che dovrà
crescere,un’immensità di ricordi,
esperienze
vissute,dolori,gioie…UNA VITA! Questo bimbo riesce a farci sorridere anche
quando scende un po di malinconia, tanto amore,mancava…. Porteremo sempre nel
nostro cuore questo viaggio cosi inaspettato,desiderato…VISSUTO.
È il
6 Agosto, di mattina, quando Deregee ci comunica di preparare la borsa perché
staremo via due giorni..e inizia un nuovo viaggio e una nuova avventura verso
chissà cosa, ciò che è certo è che siamo entusiaste e non vediamo l’ora di
salire sulla jeep. Subito dopo ci viene comunicata la destinazione“Chachao”, ma
fondamentalmente per noi non fa differenza, potremmo andare in qualsiasi posto
anche perché non conosciamo queste città. Dopo circa 3 ore di viaggio
arriviamo, sembra una cittadina simile alle altre con tante persone nelle
strade impegnate nelle loro attività quotidiane. Percorriamo un viottolo
sterrato e arriviamo in un campo, ci sono circa 10 ragazzi che lavorano la
terra e già a prima vista, ci rendiamo subito conto che sono tutti più giovani
di noi, cosa che successivamente ci verrà confermata. I ragazzi appartengono
all’associazione di 72 ragazzi che si occupa di riunificazioni familiari “Fikir
ena Kibir le Egnce” che significa “amore e rispetto per noi”. E guardando come
comunicano e si rapportano tra di loro, possiamo dire che non poteva esserci
nome più giusto. Scambiamo i saluti di rito, facciamo un giro e dopopranzo li
incontriamo in un bar; è qui che ci racconteranno le loro storie che poco si
addicono a ragazzi di 15 o 17 anni..c’è Mastewal Ephrem, un ragazzo dai tratti
somatici molto dolci, ha solo 15 anni eppure ha già 4 lavori e guadagna circa
1250 birr al mese (compra e vende polli, affitta biciclette, ha un piccolo
pezzo di terra e lavora nell’associazione) per aiutare i due fratelli più
piccoli e la madre che ha problemi psicologici. E non si lamenta della vita
poco agiata e facile che fa, come nessuno di loro.
Un
altro ragazzo colpisce la nostra attenzione e i nostri cuori, si chiama
Balamual Balaynew, ha 17 anni ed è il leader dell’associazione nella quale sta
da 2 anni. Il significato del suo nome (servitore nel senso di colui che aiuta
gli altri) rispecchia pienamente la sua personalità e lo capiamo non appena
inizia a raccontarci la sua storia, è degna delle migliori favole..ha vissuto
in strada per quattro anni perché orfano di entrambi i genitori. Come la
maggior parte dei ragazzi qui, lavorava come shoeshine per una decina di birr
al giorno e forse, perché era destinato o per una semplice coincidenza, in una
delle sue giornate sulla strada, un banchiere andò a farsi pulire le scarpe e
mentre scambiarono qualche parola, l’uomo consigliò al ragazzo di mettere da
parte i 2000 birr che era riuscito a preservare durante i 4 anni perché gli
avrebbero cambiato la vita. E così Balamul fece, andò a mettere i soldi in banca
e un bel giorno, anche qui per destino o per fato, la sua vita cambiò.
Entrò
nell’associazione e ne divenne il leader anche se l’iniziò non fu facile..
venne insultato e ferito dagli altri ragazzi che, successivamente, capirono le
sue intenzioni e ora lo ammirano e dicono di lui: “la sua presenza è
fondamentale per la vita dell’associazione e per il cambiamento delle nostre
vite”. Perché è un ragazzo brillante e aiuta gli altri con amore. Ora lavora
dalle 2 della notte alle 6 del pomeriggio: inizia la sua giornata come
panettiere e prepara bombolini (ciambelle fritte buonissime!), poi si reca
nell’associazione dove si occupa della gestione e del lavoro della terra e,
infine, ritorna alla sua attività di panettiere e grazie a questo lavoro
riesce, come già faceva prima, ad aiutare i due fratelli che hanno 15 e 11 anni
e vivono con lui. Nel tempo libero ama scrivere racconti di storie vere che
rispecchiano gli anni, le paure, le emozioni e le sensazioni vissute sulla
strada. Gli chiediamo se vorrebbe farsi una famiglia, risponde che prima di ciò
vuole migliorare la vita degli altri, degli amici, dei fratelli e la sua.
Questo suo spirito buono si rispecchia anche nei suoi sogni, vorrebbe infatti
andare all’università e studiare scienze sociali. La cosa più emozionante è
stata la voglia di vivere e di migliorare le cose che si intravedeva nei suoi
occhi velati, un ragazzo così giovane eppure così profondo e solidale. Durante
le nostre frettolose giornate,
quando
siamo intrappolati dalla nostra routine, dimentichiamo cosa vuol dire vita.
“L’opera
umana più bella è essere utili al prossimo” (Sofocle)
Federica,
Valentina e Ylenia - Debre Tabor Etiopia