“Ma se capirai,
se li cercherai fino in fondo
se non sono gigli
son pur sempre figli
vittime di questo mondo”
De André, La città vecchia
Da quando ho messo piede in Africa sicuramente sono ancora tante le
emozioni e le sensazioni che devo sedimentare prima di poterle raccontare. E’
come quando si sviluppa una fotografia in modo analogico. La carta sensibile
colpita dalla luce deve essere messa a bagno in diversi liquidi. Solo seguendo
meticolosamente tempistiche e processi, i reagenti faranno comparire le
immagini. All’inizio non ci sono che macchie che via via si definiscono e
diventano delle figure.
Quando mi guardo alle spalle, quando mi volto a guardare la strada percorsa
fino ad ora vedo tante immagini che sono ancora nel processo di prendere forma.
A volte si fanno degli incontri, a volte è più semplicemente l’incontro con la realtà che ti fa
riflettere. Tra le “fotografie della mente”, probabilmente c’è una mattina a Lugoba,
un villaggio che come altri è attraversato dall’autostrada e alla sera si
vedono parcheggiati lungo i margini della carreggiata camion e tir, che nel
buio sembrano possenti mostri addormentati. A Lugoba pernottiamo spesso durante
le nostre visite di monitoraggio ed è sempre molto interessante osservare la
vita, la quotidianità quasi rituale, che si svolge ai lati della strada, come
fossero le sponde di un fiume.
Una mattina come altre abbiamo iniziato la giornata con un chai ya rangi (the nero) e chapati per colazione. Il locale in cui
ci rechiamo è essenzialmente una tettoia con dei tavolini e sedie di plastica
di vari tipi. Le ragazze, cameriere e cuoche,
bollono l’acqua o il latte per il the o destreggiano padelle sui fuochi.
Ci sediamo a un tavolo e ci viene
incontro una delle cameriere. È una ragazza alta, robusta. È difficile darle
un’età. Potrebbe essere una mia coetanea. Forse ha qualche anno in più, forse
qualche anno in meno. D’altronde qui sono in molte le persone che non conoscono
la propria età e che talvolta non riescono nemmeno a formulare una stima
credibile.
Mi è parso di sentire qualcuno chiamarla Pili. Non sono sicura sia il suo
nome, ma le calza bene. Pili è uno dei nomi femminili più diffusi in Tanzania.
Significa “la seconda”, e questa ragazza non ha proprio l’aria di essere un
“numero uno”, una vincente. Pili ha gli occhi piccoli incastonati in un viso
tondo dai lineamenti grossolani. Li tiene socchiusi e li sbatte come chi ha
molte ore di sonno in arretrato, ha un’aria stravolta. Si appoggia con i palmi delle
mani al nostro tavolo e per un attimo sembra ci stia per cadere addosso, invece
resta lì e attende che le si ordini la colazione. Porta un vestito di maglina
sintetica fucsia che le fascia un corpo procace, ma goffo.
Quando sono arrivata nel pomeriggio del giorno prima, l’avevo vista seduta
a un tavolo dello stesso bar in cui ora serve. Accanto a lei c’era già una
bottiglia di birra vuota. Una di una lunga serie. E’ rimasta lì tutta la sera a perdere il suo
tempo, a consumare le ore di una vita che pare non aver senso. La sera voleva
che un cliente del locale le comprasse un libricino che un venditore ambulante
proponeva assieme ad altra mercanzia di dubbia utilità. Farsi fare un regalo,
ho pensato seguendo la scena, doveva essere un modo per provare anche per un
solo istante l’ebbrezza disperata di un briciolo d’amore.
Di questa ragazza non so nulla. Non so da dove viene, né se mai ha avuto un
sogno. L’ho osservata e ripenso a lei come a una fotografia all’incontrario… l’immagine
sta diventando “macchia”. La sua immagine sembra essere lo specchio di una vita
che invece di diventare più definita, sta perdendo forma e via via si fonde e
confonde nello sfondo fino a venir fagocitata dal contesto. Nei miei seguenti
passaggi a Lugoba non l’ho più vista o forse semplicemente non l’ho
riconosciuta. Dopotutto Pili, come tante altre ragazze nate nei villaggi del
distretto di Bagamoyo, non è che una delle molte comparse nel grande film della
vita. Le si nota solo se si impara a dare significato ai dettagli in secondo
piano.
Veronica Weffort
Volontaria Servizio Civile in Tanzania
Monitoraggio gruppo microcredito - Lugoba, Tanzania
Nessun commento:
Posta un commento