lunedì 3 dicembre 2012

Etiopia...le prime emozioni di Giulia


Addis Abeba, 28 novembre 2012

Ed eccoci qui! Ieri mattina un'alba troppo rossa, proprio da clichè africano, mi ha svegliato attraverso il finestrino dell'aereo, e poco dopo abbiamo cominciato la discesa su Addis. Tutt'intorno l'altopiano etiopico si presentava avvolto in una leggera nebbiolina, che poi ho rivisto circondare la città anche stamattina e che rende il panorama simile a quello di un paesaggio incantato. Si distinguevano bene, comunque, i confini dei campi coltivati che ritagliavano il terreno in forme irregolari. La vegetazione è già quasi tutta ingiallita, soprattutto l'erba, anche se l'ultima stagione delle piogge è finita relativamente da poco e la prossima è ancora lontana..
Le formalità in aeroporto sono state molto veloci, il poliziotto che mi ha fatto entrare in Etiopia era sorridente e parlava un po' di italiano e il funzionario della dogana ci ha fatto passare senza problemi. Fuori ad aspettare me e Lisa c'erano Valentina ed Antonella, che ci hanno portato a conoscere i nostri colleghi dello staff dell'ufficio di Addis e poi alla foresteria del CVM a riposare. L'accoglienza è stata proprio squisita.
Io e Lisa siamo uscite solo un po' verso sera, passeggiando per le viuzze intorno alla casa. Aveva già fatto buio quindi bisognava stare attenti a dove si mettevano i piedi, visto che le uniche luci provenivano invitanti dai negozietti sui bordi delle strade. Attorno a casa abbiamo parecchi panifici, ortolani e botteghe di scatolame vario, bibite e detersivi e ovviamente rimangono aperti tutti fino a tardi quindi credo che non rischieremo mai di restare senza spesa... C'è anche un grande mercato di bancarelle ma ieri non abbiamo fatto in tempo ad andarci, spero tanto ci andremo stasera. Andare al mercato per me è sempre una festa.
Ufficio e foresteria sono abbastanza vicini, si può spostarsi a piedi tra uno e l'altro. L'ufficio si trova in un quartiere in cui vivono molte famiglie di origine somala, per cui la maggior parte delle donne che ho visto per strada hanno il capo coperto. Si sente il muezzin cantare per chiamare alla preghiera.
A volte i bambini che incrociamo sul marciapiede ci salutano con un sorriso unito a un “Hello!” o “Salam!”, qualcuno ci ha anche porto la mano cerimoniosamente.
Il clima è fantastico, sembra la nostra primavera, con un'aria frizzantina la mattina e la sera e calda durante la giornata. Niente umidità, altro che il Veneto Orientale.... Oggi si comincia con le varie formalità burocratiche, consolato, Charity e così via. Dopodomani però farò già la prima uscita sul campo, andremo in Wolayta, nel Sud, a visitare gli ultimi interventi realizzati dal CVM e poi accompagneremo un giro di monitoraggio dell'Ufficio Tecnico Locale del Ministero degli Affari Esteri. Forse proseguirò per una prima puntatina a Bonga, dove poi mi trasferirò stabilmente nel giro di un mesetto, quindi sono molto impaziente!

Soddo (Wolayta, SNNP Region), 1 dicembre 2012
Ieri mattina siamo partiti col pick-up da Addis Abeba e preso la strada verso Sud. Ecco l'Etiopia. Abbiamo corso per ore sull'altopiano, bellissimo. È evidente come questo paese sia densamente popolato (anche se non come l'Italia o il Bangladesh per fortuna!), non ci sono mai stati tratti in cui non incontrassimo abitazioni o persone. Appena usciti dalla città le case in muratura o cemento hanno lasciato il posto a capanne a pianta circolare, le pareti fatte in legno e fango e il tetto a cono con il telaio di legno e ricoperto di paglia. Quasi tutte sono ornate con dei bellissimi dipinti attorno alla porta. Per tutto il giorno abbiamo corso in mezzo a queste capanne, che mi piacciono moltissimo, senza che la loro architettura cambiasse mentre passavamo da una regione a un'altra.
Abbiamo fatto una tappa nella cittadina di Durame per lasciare una volontaria presso una piccola scuola costruita e gestita da una ONG. Ci siamo fermati solo pochi minuti perché volevamo riprendere subito il viaggio per arrivare a Soddo prima che facesse buio, però l'accoglienza che ci hanno fatto i bambini é stata allo stesso tempo squisita e commovente. Non so perché fossero così felici di vederci e perché ci facessero così tanti sorrisi, forse solo perché costituivamo una novità che rompeva la monotonia del loro pomeriggio, o perché effettivamente eravamo degli ospiti, dei visitatori, ma anche se arrivavamo a mani vuote si sono fatti tutti intorno a noi a salutarci e stringerci la mano, maestri e personale della scuola al completo. Quando siamo ripartiti ho tenuto lo sguardo fisso fuori dal finestrino per non far vedere che piangevo. Un pinco pallino gira tutto il mondo, conosce gente e città lontanissime, magari si illude di sapere già un sacco di cose ma poi come resistere a una simile accoglienza?
Oggi invece siamo andati a visitare alcuni impianti costruiti da poco nei villaggi attorno a Soddo. Soddo è una cittadina piuttosto grande, ma tutt'intorno i villaggi sono costituiti da queste capanne circolari distribuite nella campagna, di solito senza qualcosa che assomigli a un “centro” o una piazza principale come si ha nei paesini italiani. L'unico elemento che caratterizza ogni villaggio è un grande albero dalla larga chioma. Il primo che ho visto, vicino a Durame, mi ha fatto scappare un urlo perché era altissimo e sembrava avere mille anni o giù di lì... Le capanne spesso hanno dei cespugli di fiori accanto alla porta, e ho visto molte anfore e recipienti di terracotta o di ceramica nera. Il paesaggio è molto bucolico, insomma, ma poi tutto l'incanto svanisce quando arriva il momento di concentrarsi sul motivo per cui sono qui, cioè i problemi nell'approvvigionamento di acqua potabile e la mancanza di servizi igienici. Abbiamo visitato i punti in cui sono stati riabilitati dal CVM dei pozzi dotati di pompa manuale (uno pescava addirittura a 60 metri di profondità per cui l'acqua ci metteva parecchi minuti a risalire) e vari fontanili realizzati a partire da sorgenti spontanee, presso queste ultime c'era la coda di donne e bambini che aspettavano il proprio turno per riempire la tanica da 25 litri. Per quanto mi fossi già trovata in situazioni simili, in altri paesi, tutta la giornata è stata una tempesta di emozioni diverse, non è facile trovarsi di fronte a un mondo così diverso, dare un senso a queste differenze, ci vorranno parecchi mesi per abituarsi a vivere tutti i giorni in mezzo alla conseguenze delle ingiustizie che si consumano in questo pianeta senza esserne continuamente sopraffatta. Possibile che non si voglia fare di più?  Ogni volta che ci siamo fermati presso un impianto siamo stati circondati di bambini sorridenti e ridacchianti, gli adulti sono venuti a salutarci e a vedere cosa volevamo nel loro villaggio... In alcuni casi gli abitanti del villaggio si sono mostrati attenti ed interessati alle migliorie che suggerivamo, in altri non sembravano molto intenzionati a metterli in pratica...quanto avrei voluto poter eliminare la distanza enorme che c'era tra me e loro a causa dell'impossibilità di comunicare direttamente. Per qualsiasi cosa avevo bisogno di due interpreti, il nostro tecnico dell'ufficio di Wolayta che traduceva dall'inglese all'amarico (la lingua più diffusa in Etiopia, un tempo era l'unica ufficiale) e poi di un altro tecnico locale che traducesse dall'amarico al wolaytigno, la lingua che si parla qui. Non vedo l'ora di cominciare a studiare per lo meno l'amarico, non è possibile lavorare con delle persone con cui è impossibile parlare, non so se va bene quello che sto facendo, non posso capire di cosa hanno bisogno, cosa pensano del nostro lavoro...

Giulia, Ingegnere in Etiopia con CVM

Nessun commento: