Addis
Abeba, 28 novembre 2012
Ed
eccoci qui! Ieri mattina un'alba troppo rossa, proprio da clichè africano, mi
ha svegliato attraverso il finestrino dell'aereo, e poco dopo abbiamo
cominciato la discesa su Addis. Tutt'intorno l'altopiano etiopico si presentava
avvolto in una leggera nebbiolina, che poi ho rivisto circondare la città anche
stamattina e che rende il panorama simile a quello di un paesaggio incantato.
Si distinguevano bene, comunque, i confini dei campi coltivati che ritagliavano
il terreno in forme irregolari. La vegetazione è già quasi tutta ingiallita,
soprattutto l'erba, anche se l'ultima stagione delle piogge è finita
relativamente da poco e la prossima è ancora lontana..
Le
formalità in aeroporto sono state molto veloci, il poliziotto che mi ha fatto
entrare in Etiopia era sorridente e parlava un po' di italiano e il funzionario
della dogana ci ha fatto passare senza problemi. Fuori ad aspettare me e Lisa
c'erano Valentina ed Antonella, che ci hanno portato a conoscere i nostri
colleghi dello staff dell'ufficio di Addis e poi alla foresteria del CVM a
riposare. L'accoglienza è stata proprio squisita.
Io e
Lisa siamo uscite solo un po' verso sera, passeggiando per le viuzze intorno
alla casa. Aveva già fatto buio quindi bisognava stare attenti a dove si
mettevano i piedi, visto che le uniche luci provenivano invitanti dai
negozietti sui bordi delle strade. Attorno a casa abbiamo parecchi panifici,
ortolani e botteghe di scatolame vario, bibite e detersivi e ovviamente
rimangono aperti tutti fino a tardi quindi credo che non rischieremo mai di
restare senza spesa... C'è anche un grande mercato di bancarelle ma ieri non
abbiamo fatto in tempo ad andarci, spero tanto ci andremo stasera. Andare al
mercato per me è sempre una festa.
Ufficio
e foresteria sono abbastanza vicini, si può spostarsi a piedi tra uno e
l'altro. L'ufficio si trova in un quartiere in cui vivono molte famiglie di
origine somala, per cui la maggior parte delle donne che ho visto per strada
hanno il capo coperto. Si sente il muezzin cantare per chiamare alla preghiera.
A
volte i bambini che incrociamo sul marciapiede ci salutano con un sorriso unito
a un “Hello!” o “Salam!”, qualcuno ci ha anche porto la mano cerimoniosamente.
Il
clima è fantastico, sembra la nostra primavera, con un'aria frizzantina la
mattina e la sera e calda durante la giornata. Niente umidità, altro che il
Veneto Orientale.... Oggi si comincia con le varie formalità burocratiche,
consolato, Charity e così via. Dopodomani però farò già la prima uscita sul
campo, andremo in Wolayta, nel Sud, a visitare gli ultimi interventi realizzati
dal CVM e poi accompagneremo un giro di monitoraggio dell'Ufficio Tecnico
Locale del Ministero degli Affari Esteri. Forse proseguirò per una prima
puntatina a Bonga, dove poi mi trasferirò stabilmente nel giro di un mesetto,
quindi sono molto impaziente!
Soddo
(Wolayta, SNNP Region), 1 dicembre 2012
Ieri
mattina siamo partiti col pick-up da Addis Abeba e preso la strada verso Sud.
Ecco l'Etiopia. Abbiamo corso per ore sull'altopiano, bellissimo. È evidente
come questo paese sia densamente popolato (anche se non come l'Italia o il
Bangladesh per fortuna!), non ci sono mai stati tratti in cui non incontrassimo
abitazioni o persone. Appena usciti dalla città le case in muratura o cemento
hanno lasciato il posto a capanne a pianta circolare, le pareti fatte in legno
e fango e il tetto a cono con il telaio di legno e ricoperto di paglia. Quasi
tutte sono ornate con dei bellissimi dipinti attorno alla porta. Per tutto il
giorno abbiamo corso in mezzo a queste capanne, che mi piacciono moltissimo,
senza che la loro architettura cambiasse mentre passavamo da una regione a
un'altra.
Abbiamo
fatto una tappa nella cittadina di Durame per lasciare una volontaria presso
una piccola scuola costruita e gestita da una ONG. Ci siamo fermati solo pochi
minuti perché volevamo riprendere subito il viaggio per arrivare a Soddo prima
che facesse buio, però l'accoglienza che ci hanno fatto i bambini é stata allo
stesso tempo squisita e commovente. Non so perché fossero così felici di
vederci e perché ci facessero così tanti sorrisi, forse solo perché costituivamo
una novità che rompeva la monotonia del loro pomeriggio, o perché
effettivamente eravamo degli ospiti, dei visitatori, ma anche se arrivavamo a
mani vuote si sono fatti tutti intorno a noi a salutarci e stringerci la mano,
maestri e personale della scuola al completo. Quando siamo ripartiti ho tenuto
lo sguardo fisso fuori dal finestrino per non far vedere che piangevo. Un pinco
pallino gira tutto il mondo, conosce gente e città lontanissime, magari si
illude di sapere già un sacco di cose ma poi come resistere a una simile
accoglienza?
Oggi
invece siamo andati a visitare alcuni impianti costruiti da poco nei villaggi
attorno a Soddo. Soddo è una cittadina piuttosto grande, ma tutt'intorno i
villaggi sono costituiti da queste capanne circolari distribuite nella
campagna, di solito senza qualcosa che assomigli a un “centro” o una piazza
principale come si ha nei paesini italiani. L'unico elemento che caratterizza
ogni villaggio è un grande albero dalla larga chioma. Il primo che ho visto,
vicino a Durame, mi ha fatto scappare un urlo perché era altissimo e sembrava
avere mille anni o giù di lì... Le capanne spesso hanno dei cespugli di fiori
accanto alla porta, e ho visto molte anfore e recipienti di terracotta o di
ceramica nera. Il paesaggio è molto bucolico, insomma, ma poi tutto l'incanto
svanisce quando arriva il momento di concentrarsi sul motivo per cui sono qui,
cioè i problemi nell'approvvigionamento di acqua potabile e la mancanza di
servizi igienici. Abbiamo visitato i punti in cui sono stati riabilitati dal
CVM dei pozzi dotati di pompa manuale (uno pescava addirittura a 60 metri di profondità per
cui l'acqua ci metteva parecchi minuti a risalire) e vari fontanili realizzati
a partire da sorgenti spontanee, presso queste ultime c'era la coda di donne e
bambini che aspettavano il proprio turno per riempire la tanica da 25 litri . Per quanto mi
fossi già trovata in situazioni simili, in altri paesi, tutta la giornata è
stata una tempesta di emozioni diverse, non è facile trovarsi di fronte a un mondo
così diverso, dare un senso a queste differenze, ci vorranno parecchi mesi per
abituarsi a vivere tutti i giorni in mezzo alla conseguenze delle ingiustizie
che si consumano in questo pianeta senza esserne continuamente sopraffatta.
Possibile che non si voglia fare di più?
Ogni volta che ci siamo fermati presso un impianto siamo stati
circondati di bambini sorridenti e ridacchianti, gli adulti sono venuti a
salutarci e a vedere cosa volevamo nel loro villaggio... In alcuni casi gli
abitanti del villaggio si sono mostrati attenti ed interessati alle migliorie
che suggerivamo, in altri non sembravano molto intenzionati a metterli in
pratica...quanto avrei voluto poter eliminare la distanza enorme che c'era tra
me e loro a causa dell'impossibilità di comunicare direttamente. Per qualsiasi
cosa avevo bisogno di due interpreti, il nostro tecnico dell'ufficio di Wolayta
che traduceva dall'inglese all'amarico (la lingua più diffusa in Etiopia, un
tempo era l'unica ufficiale) e poi di un altro tecnico locale che traducesse
dall'amarico al wolaytigno, la lingua che si parla qui. Non vedo l'ora di
cominciare a studiare per lo meno l'amarico, non è possibile lavorare con delle
persone con cui è impossibile parlare, non so se va bene quello che sto
facendo, non posso capire di cosa hanno bisogno, cosa pensano del nostro
lavoro...
Giulia, Ingegnere in Etiopia con CVM
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