Pare che il mio anno di servizio civile sia giunto
al termine, almeno questo è quello che dice il biglietto aereo Dar es
Salaam-Milano fissato tra una decina di giorni. Non mi è facile immaginare
quanto tutto sarà differente nel giro di una manciata di giorni, il paesaggio,
il clima, le persone e chissà, forse anche io. Se chiudo gli occhi e mi concentro riesco ancora a
percepire quella sensazione di eccitazione e curiosità che mi invadeva il
giorno del mio arrivo a Bagamoyo, era il 22 Marzo dello scorso anno, e ricordo
che ad ogni curva imboccata dalla macchina mi dicevo, chissà cosa c’è dietro
l’angolo, forse il mare, di certo dobbiamo essere vicini perché guarda quanta
sabbia!
Ebbene, dopo 11 mesi a Bagamoyo, non so ancora cosa
aspettarmi dietro l’angolo, dopo una curva (una mucca può sempre essere in
agguato), ma almeno so dov'è il mare e quali sono i punti in cui la sabbia è
così alta da renderti difficile camminare, andare in bicicletta o pikipiki (le
moto abitualmente utilizzate per i piccoli spostamenti). Già, credo che queste
siano le uniche risposte che mi riporto a casa, insieme a molte domande, su di
me, su questo posto e sulle persone incontrate.
Ero partita con tante domande: come sarà Bagamoyo?
Come sarà lo staff? E le persone? Cosa farò? Avrà un senso tutto questo?
Sopravviverò? All'ultima domanda mi sento di poter rispondere con un certo
grado di sicurezza: sì, sono sopravvissuta e pare anche bene (nessuna
infezione, strana malattia o altro), e per quanto riguarda Bagamoyo lo dico: è
un posto che irradia bellezza, nonostante i numerosi tentativi di renderla meno
attraente (basti pensare alle montagne di rifiuti che inondano le strade e la
distruzione di foreste centenarie in alcune zone del distretto per la
produzione di mkaa, il legno usato comunemente
per cucinare).
Lo staff CVM è stata la mia famiglia qui in
Tanzania, con loro ho condiviso le fatiche, le gioie quotidiane, la
frustrazione, i pettegolezzi e tante risate. Mi hanno insegnato quante
sfumature di grigio ci siano tra il bianco e il nero, quante diverse variabili
si debbano considerare nell'interpretare una situazione, in fondo se una
beneficiaria ritarda a ripagare mensilmente il prestito ottenuto, può essere
semplicemente in attesa del raccolto e quindi a corto di risorse in quel momento
e non necessariamente qualcuno che non sta ai patti. Insomma a loro devo un
immenso grazie, per essermi stati umanamente e professionalmente vicini in
tutti questi mesi.
Durante quest’anno mi sono scoperta e riscoperta.
Ho scoperto quanto bianca sono, non solo fuori (il mio incarnato latteo non
viene intaccato nemmeno dal sole equatoriale), ma anche dentro. È stata dura
allentare i miei schemi per far posto anche a quelli altrui, per poi scoprire
che magari ce ne può essere uno condiviso, ibrido tra i due precedenti. Ho
scoperto quanto amo il cibo italiano, nonostante abbia trovato qualcosa di
interessante anche nel menu tanzaniano. Mi sono sorpresa nel vedermi seduta a
terra, nel negozio della sarta vicino a casa, a spulciare modelli di borse con
una sconosciuta e a sognare quelle che più ci sarebbero piaciute.
Rispetto al senso del mio anno qui e alle persone
di Bagamoyo, riparto invece con tanti dubbi, domande e questioni aperte. I
cambiamenti non seguono i tempi di un progetto, sono processi lenti che vanno
accompagnati con pazienza e perseveranza. Chissà, forse i risultati più
duraturi delle azioni di oggi si vedranno tra una generazione, e proprio per
questo la motivazione deve essere forte e l’obiettivo ben chiaro. Ecco, io a
Bagamoyo durante il mio anno di servizio civile ho trovato questo. Nell'ascoltare le storie delle persone
incontrate, nel vedere i volti, io ho trovato un senso più profondo, una
consapevolezza più acuta e tagliente, una motivazione più forte. I numeri letti
tante volte su report ed articoli hanno preso vita, i beneficiari dei progetti,
sono diventati persone con le quali rapportarsi, lavorare, gioire e perché no, anche arrabbiarsi.
Come ho detto più volte in questi giorni agli amici
felici di sapermi a breve di ritorno, sento che questa esperienza mi ha
cambiata profondamente, provo una sensazione di scavo interiore, Bagamoyo mi è
entrata sotto la pelle, non so ancora con quale risultato. Ai cambiamenti
visibili - ora affronto gli insetti di ogni forma e dimensione con una freddezza
chirurgica - si affiancano cambiamenti invisibili ad un primo sguardo. La
socievolezza tanzaniana, quella che ti impedisce di restare sola sulla spiaggia
a leggere per intenderci, mi ha contagiata e, come qualcuno mi ha recentemente
fatto notare, parlo anche con gli alberi; mi siedo senza vergogna a far
compagnia ad una barista con il locale vuoto. Ho avuto il coraggio di farmi
travolgere da ciò che mi ha circondata negli ultimi 11 mesi e ora sento il
bisogno di trovare uno spazio mio per capire cosa sono diventata.
Giulia Letizia Spezzani
Volontaria Servizio Civile in Tanzania
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