mercoledì 1 aprile 2009

STRANI INCONTRI


Assonnata e accaldata stavo seduta al mio posto nel minibus che mi riportava da Gonder a Bahir dar; come capita spesso, quando ti svegli presto ti senti infastidito da tutto e non hai voglia di parlare con nessuno. Era il momento di pagare e il mio vicino mi suggerisce il prezzo perché non mi venga applicata l’inflazione forenji. Così commossa per il suo aiuto non richiesto mi lascio trasportare dalla chiacchiera. E passiamo dal calcio, al sistema scolastico, dall’Italia alla religione per poi soffermarci sui fondamentalismi. E da qui iniziamo
Una persona schiva, delicata, a tratti impaurita ma mai nascosta. Mi comunica la sua voglia di aprirsi e così un po’ timidamente si accinge a raccontarmi la sua storia.
E’ un insegnante di inglese alla scuola media di Alefa, woreda del Nord Gondar situata a poca distanza da Gondar dove vivono i genitori e le sorelle.
E’ il primogenito di una famiglia musulmana molto ortodossa, di cui condivide il credo ma non lo stretto fondamentalismo.
Da quattro anni è sposato con una donna che ama, di fede musulmana, anche lei non particolarmente fervente, a sua volta insegnante ma in un'altra woreda, Metema.
Da un anno e mezzo condividono la gioia di un figlio, il quale vive con la madre nella casa della nonna materna, mentre lui si muove tra Metema, Gonder e Alefa.
Tutto sarebbe perfetto se non fosse che la sua famiglia, genitori e sorelle, ignora totalmente l’esistenza di sua moglie e di suo figlio, e stanno cercando di combinargli un matrimonio. Non ha avuto il coraggio di dirglielo, la forza di essere rifiutato, perché la famiglia non accetterebbe una donna poco osservante – mi racconta che sua cugina ha fatto una scelta simile, ma alla luce del sole, e per questo è stata diseredata. Vive così la confusione del non capire cosa in fondo sia giusto e cosa sbagliato, il peso di sentimenti contraddittori, quale strada prendere: l’adesione ad un clan ma anche la voglia di esprimersi, la paura ma anche il forte desiderio di liberarsi, la cultura e la natura.
E penso a com’è strano che si riesca a condividere tanto, quando si è perfetti sconosciuti. Quello che in quattro anni ancora non è riuscito a dire alla sua famiglia, è riuscito a confidarlo a una forenji. Paradossalmente le Distanze, le Differenze possono essere un ponte, quando sono ventaglio di possibilità, curiosità e ascolto. Molto più dell’Appartenenza, nel momento in cui, lontana dal rappresentare affinità e vicinanza, diventa chiusura nei propri confini, imposizione di una (presunta) verità, adesione ad un modello conformato.
Quando mi chiede cosa direbbero i miei genitori gli rispondo: “Per loro prima viene l’essere umano, la figlia, la persona e poi le categorie”, un bagliore nel suo sguardo, epifania dell’accoglienza.

Laura Andena
Volontaria in Servizio Civile, Etiopia

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