martedì 23 febbraio 2010

Solo buffi wazungo


Bagamoyo 19.12.2009
E’ passata una settimana eppure mi sembra di essere qui da mesi…
Tante informazioni, immagini, pensieri, situazioni! Sarà che è tutto nuovo e quindi anche ogni piccola cosa necessita di un po’di tempo di rielaborazione e non viene comunque compresa fino in fondo. Se l’impatto iniziale, per certi versi, non è stato particolarmente forte… non ci sono stati gli “scossoni emozionali” che mi attendevo… giorno dopo giorno, ho però iniziato a rendermi conto di quanto sia profondamente diversa la realtà in cui mi sono immersa così di colpo e di quante cose appaiano ai mie occhi paradossali, tra l’incredibile e il fantastico!
La settimana, in questa nuova terra, è iniziata con la presentazione dei nuovi Wazungo allo staff locale della ONG. Lo staff di cui farò parte quest’anno è composto da 9 persone + due autisti + due guardiani Masai, che controllano l’ufficio 24 su 24 e con i quali purtroppo non ho ancora potuto comunicare molto, causa assenza di competenze linguistiche adeguate . La popolazione Masai vive in realtà nel nord del paese, ma molti uomini sono migrati nelle grandi e piccoli città dove lavorano appunto come guardiani, rientrando a casa solo poche settimane all’anno da moglie e figli. Fin dal primo giorno, ho avuto l’opportunità di stare molto poco in ufficio e davvero tanto nei vari villaggi o a scuola e pertanto a stretto contatto con la popolazione locale ed in particolare donne e ragazze… Questa settimana c’è stato, infatti, il corso di formazione per le donne del Revolving Fund. Quasi ogni giorno, quindi, siamo andate a scuola a portare materiale, raccogliere le firme di presenza, iniziare a mettere insieme i documenti e le foto che serviranno per il contratto e più in generale monitorare la situazione. Io purtroppo, finora, ho potuto fare ben poco visto che le mie conoscenze linguistiche si limitano ai saluti iniziali…
Nonostante questo, l’esperienza a scuola mi è piaciuta molto. Sedermi ad uno dei banchi insieme alle ragazze e cercare di capire, vocabolarietto alla mano, quali fossero i temi trattati. Loro mi studiano attentamente, ma anch’io osservo loro senza dare troppo nell’occhio…è inevitabile, anche solo per i vestiti bellissimi e colorati che le distinguono l’una dall’altra. Un giorno mi sono ritrovata ad osservare quanto, nonostante più giovani, siano tutte molto più “donna” di me. Nel portamento, nei gesti, nei sorrisi, ma soprattutto nella fierezza! E d’altra parte, molte di loro sono già mamme ed infatti la lezione, che è già difficile da seguire per il caldo, viene spesso interrotta dai pianti dei bimbi che le mamme portano con sé …
L’altra attività che ho potuto seguire, in parte, questa settimana e che mi impegnerà fino a dicembre è la selezione di 60 ragazze in 5 villaggi diversi del distretto di Bagamoyo, che da gennaio in poi potranno frequentare dei corsi di formazione professionale. Questo ha voluto dire muoversi e vedere almeno un po’ i dintorni della mia cittadina. Si parla di selezione e quindi un momento molto formale, a cui partecipano i capi dei villaggi, i membri del comitato educativo ed eventuali altri rappresentanti… io ogni volta mi immaginavo una sala a nostra disposizione e la stesura di alcuni documenti…e invece no! Il primo incontro è avvenuto su una stuoia, davanti alla casa della presidentessa del comitato, che essendosi sposata il sabato prima, secondo la tradizione locale, non poteva uscire di casa per una settimana. Gli altri due all’ombra di un mango: per me e Peace una sedia, tutti gli altri per terra  Che dire? Mi piace!!! L’obiettivo alla fine viene raggiunto!

Insomma…solo una settimana, ma decisamente intensa ed interessante!! Anche perché siamo stati un po’ sfortunati e quindi abbiamo potuto vivere in pieno quelle che potranno essere alcune scomodità di quest’anno. L’acqua in casa, per esempio, è mancata dal nostro arrivo fino a giovedì compreso e un giorno è venuta meno anche l’elettricità! Un buon inizio insomma….la doccia la potevamo fare in ufficio e per le emergenze un secchio pieno d’acqua è stata la risposta. Questo ci ha permesso di partecipare al rituale dell’acqua al pozzo, in mezzo a tante donne e bimbi che ci guardavano incuriositi. Il pozzo per fortuna è vicino a casa e ogni giorno andando a lavoro lo vediamo affollato...la gente si mette in coda e aspetta paziente, scambiandosi battute e ridendo…per noi è stato più un diversivo che non un rituale quotidiano ed è stato divertente ed imbarazzante allo stesso tempo. Stefano ed io infatti avevamo 3 secchi in due, ma abbiamo comunque fatto fatica a trascinarli fino a casa mentre le donne, con due secchi a testa (uno in testa e uno in mano) e un bimbo raggomitolato sulla schiena ci passavano a fianco con grande naturalezza. Immagino che ci abitueremo anche a queste situazioni e per certi versi saremo sempre dei buffi Wazungo!!

Silvia Volpato
Volontaria in Servizio Civile - Tanzania

lunedì 22 febbraio 2010

Prime volte


E’ la mia prima volta fuori dall’Europa…
E’ la mia prima volta in Africa…
Sarà la prima volta di molte altre cose…
La prima volta del retrogusto dell’acqua filtrata, del cibo mangiato con le mani, del richiamo “mzungu” al mio passaggio, dell’oceano che scotta, di una corsa su un dalla dalla, dell’essere l’unica bianca in mezzo a tanta gente, delle zanzare che pungono sempre e comunque, dell’acqua che va e che viene, del pozzo circondato da donne colorate, del rumore del ventilatore nella notte, degli sguardi dei ragazzi, dello stupore dei bambini, della musica a tutte le ore…

Bagamoyo 13.12.2009
Tanzania…Che dire??? Innanzitutto sono arrivata! Il viaggio è stato lungo e stancante, perché notturno e con aerei non particolarmente comodi e concilianti il sonno… aggiungiamoci un po’ di agitazione 
Già dal primo volo però, Roma – Addis Ababa (00.00 – 05.50), si è iniziato a respirare un po’ d’Africa. E’ stato buffo, a dire il vero, perché il nostro aereo arrivava da Stoccolma e pertanto i nostri compagni di viaggio erano un misto tra Etiopi e Svedesi… Il primo vero assaggio di Africa però l’ho avuto all’aeroporto di Addis, dove Stefano ed io ci siamo dovuti fermare un paio d’ore prima di prendere la coincidenza per la Tanzania. Colori, odori, volti e sguardi diversi ci hanno accolto nei limitati spazi dell’aeroporto di una capitale d’Africa…
Il volo verso Dar es Saalam è stato molto diverso… Stefano ed io eravamo tra i pochi bianchi e questo insieme ai nostri vestiti dai colori “asciutti” ci differenziava dalla popolazione colorata con cui abbiamo fatto il viaggio.
L’arrivo è stato diverso da ogni altro in un aeroporto europeo: abbiamo dovuto subito compilare tutta una serie di documenti che ci potessero identificare ma anche far ottenere il visto di lavoro per i tre mesi. Ho potuto sperimentare subito il fatto di essere donna, perché l’unico interlocutore dei poliziotti per quanta riguarda le questioni burocratiche è stato Stefano! Immagino che ci farò l’abitudine e che dovrò stare sempre molto attenta ai miei comportamenti.
Di Dar es Saalam (dove siamo stati accolti dall’altro volontario e dall’autista) abbiamo visto solo un po’ di periferia, ma sembra caotica, colorata e allegra. Macchine, moto, pulmini (dalla dalla), biciclette, camion sfrecciano in un traffico disordinato ma non troppo nervoso… ci abbiamo messo di più ad uscire dalla città che ad arrivare a Bagamoyo (che si trova a circa 70 km di distanza)! Per strada l’autista ha acquistato per noi degli anacardi da un venditore ambulante (se penso che da noi li vendono a peso d’oro …) e poi ci siamo fermati due volte lungo il tragitto: una per cambiare i soldi (scellini tanzaniani) e una per comprare dell’acqua. Nel primo caso siamo finiti nell’unico centro commerciale della città, che non sembra tanto diverso da uno qualsiasi italiano, se non per i negozietti più piccoli e poco forniti. Nel secondo in un bugigattolo fatto di lamiera con qualche tavolino sulla strada incandescente.
E poi… e poi Bagamoyo… in un caldo umido, ma neanche troppo insistente, siamo entrati in quella che sarà la nostra dimora per i prossimi 11 mesi! Ho scoperto oggi, in un primo giro di ricognizione, che Bagamoyo è un misto di casette in muratura (senza niente), casette in lamiera, capanne, palme, polvere, povertà e colori. In realtà è difficile da spiegare (e capire?) cosa sia davvero Bagamoyo e spero di riuscirci nelle prossime settimane.

Silvia Volpato
Volontaria in Servizio Civile - Tanzania

martedì 9 febbraio 2010

Timkat

Per le strade di tutta la città un fiume di gente si riversa cantando, ballando e battendo le mani.
Oggi è un giorno di festa è Timkat, l'epifania Copta. Le donne sono bellissime, come sempre in ogni angolo di mondo, tutte vestite con l'abito tradizionale etiope bianco e con il capo rigorosamente coperto.
Ad Addis c'è una grande celebrazione,la seconda di tutta l'Etiopia, la prima viene fatta a Gondar nel Nord, la parte storica e culturale per eccellenza.
Timkat è il battesimo di Cristo e sono 3 giorni di celebrazione. La festa è la più colorata e sentita dell'anno. Dal pomeriggio antecedente la giornata principale, le tavole della legge vengono portate da ogni chiesa al più vicino corpo d'acqua, >questo con moltissimi fedeli che accompagnano e proteggono, con i loro canti, il percorso delle tavole. Durante la notte i preti pregano e vegliano sulle tavole ( chiaramente sono in filodiffusione e li senti per tutta la notte in ogni angolo di Addis Abeba) . Il mattino seguente, quello del Timkat la folla si raccoglie intorno all'acqua (che nel frattempo è diventata Santa) e vengono battezzati e benedetti dal prete. Verso sera dopo la celebrazione le tavole vengono riportate in chiesa sempre accompagnate da balli e canti.
L'esperienza di vedere cosi tante persone a pregare è stata molto bella, la festa era sentita da tutti ed adesso che sto scrivendo e con la mente ritorno a questa mattina, mi emoziona ancora di più perchè mi riporta un po' alla spiritualità dell'India. In Etiopia è tutt'altra cosa, ma in questo giorno particolare è stato proprio emozionante.
Ogni giorno che passa questo paese mi piace sempre di più, la sicurezza che hai nel camminare per le strade e non sentirti cosi tanto straniero, quanto in realtà sei, la gente che cammina difianco a te e ti saluta senza secondi fini, ma solo per il gusto di salutarti, la dolcezza che trovi nei volti della gente.
La loro calma quotidiana e positività ti contagia. persino nel centro città con le macchine, i mini bus, i taxi, i camion, sembra che ci sia posto per tutti, e se non c'è, lo si fa. La gente in macchina è gentile, non è frenetica, si guida bene (a parte che gli etiopi non sanno attraversare la strada a piedi e si impanicano quando attraversano troppo imprudentemente) il clima è buono,un po freschino in capitale, ma direi che si sta bene in confronto ai climi rigidi del nostro paese. La burocrazia esiste ed esistono le istituzioni,ora l'andamento e le procedure sono discutibilissime, ma almeno si vede chec'è qualcosa e che le basi ci sono. Non c'è corruzione dilagante, ed è una bella cosa per un paese africano, ci sono delle regole e queste vanno rispettate, le cariche pubbliche lo sanno e cercano di fare rispettare le loro leggi, perché è il loro lavoro e non perchè cosi gli rientra qualcosa in più a fine giornata. Le strade sono belle (tranne che ogni tanto qualche bel buco profondo appare improvvisamente e se non te ne accorgi in tempo ti rifai la ruota completamente...) mi dicono che da un paio d'anni a questa parte sono stati spesi un sacco di soldi per nuove strade ed infrastrutture (tutto in mano ai cinesi) e nuovi edifici sia residenziali che di terziario.
Non mi ricordo se queste cose ve le avevo già scritte, ma comunque

Ah ancora una cosa vi volevo raccontare...Asmari Bet, locale di musica e canti tradizionali, tipico luogo di divertimento etiope, ci sono menestrelli che cantano e ti prendono in giro in modo simpatico davanti a tutti.
L'ambiente è familiare, raccolto con le luci soffuse e tanti sorrisi sparsi qua e la. Una sera entro, sarà stata la 3 volta che andavo, ero molto stanca quella sera tanto che mi sono seduta e sono rimasta seria per tutto il tempo, ad una certa arriva una ragazza (mai vista prima) e mi chiede "sei felice?" io per tutta risposta le ho detto di si, grazie. Poi ci ho pensato e sono rimasta piacevolmente sorpresa di come questa si sia preoccupata per me e si sentiva in dovere di dirmi qualcosa per entrare in contatto con me e capire se ero triste o meno. Pensateci. Da noi è impossibile che succeda una cosa del genere. La spontaneità e l'altro sono ancora 2 cose fondamentali qua in questo paese, ed è qualcosa che noi stiamo via via perdendo, se non l'abbiamo già persa del tutto....

Tabata Fioretto
Volontaria in Servizio Civile, Etiopia

lunedì 8 febbraio 2010

Giro fuori porta


La domenica e´ una buona giornata per fare un giro nei dintorni di Addis Abeba e ideale per sfoggiare quelle 2 parole di amarico imparate nella settimana...come esci dalla capitale e ti inoltri nei villaggetti nessuno sa piu´ una parola di inglese e la comunicazione risulta scarsa e molto buffa.
Un susseguirsi di campi gialli verdi e marroni ti accompagnano per i primi 70 km fuori dal centro, le abitazioni iniziano ad essere quasi tutte tukul (case circolari fatte di terra paglia e legno col tetto in paglia, anche se ora molte case si stanno dotando del tetto in lamiera, scovenientissimo perché l´abitazione diventa un forno nella stagione calda e freddissima nella stagione delle piogge. Sicuramente avra´ meno manutenzione, ma a livello di salute non e´ di sicuro la migliore delle soluzioni.) Iniziando con un museo archeologico ho potuto visitare il Melka Kunture Prehistoric Side, una specie di museo all´aperto dove nei grandi e bei tukul sono affissi i pannelli espositivi ed oggetti riguardanti gli scavi archeologici fatti intorno al 1963. intorno a questa data sono state scoperte una serie di utensili, resti umani e animali dell´epoca preistorica. Nei pannelli era spiegato anche dove e´ stata scoperta Lucy, ad 800 km da Addis Abeba, ora lo scheletro originale sta a Londra, mentre qua nel museo nazionale di Addis rimane solo la copia. Il ragazzo del museo diceva che ogni anno ciclicamente una squadra di archeologi e geologici italiani continua gli studi da queste parti. Pare che l´Etiopia, in particolare la zona della Rift Valley, sia una zona che negli anni ha potuto conservare in se molte storie passate poiché incontro di 2 placche tettoniche che nella loro unione hanno dato origine ad una serie di vulcani che negli anni con le loro eruzioni hanno aiutato la conservazione dei resti.
Ad una 50ina di km da questo sito storico si trovano ben 41 steli mourtuarie ancora riportanti altorielievi la zona e´ riconosciuta e protetta dall´Unesco. Le steli sono datate intorno al 13esimo secolo.
Comunque questo raccontato per dire che l´Etiopia e´ un posto veramente ricco di storia e di cultura, ma che ancora rimane nascosto per una serie di eventi evolutivi che l´hanno fatto rimanere in ombra
per molto tempo e che in ogni caso sara´ destinato a rimanere cosi´ per molto altro ancora .
La giornata e´ passata in fretta, ma il tempo e´ stato sufficiente per farti sempre riflettere sulla tua posizione da bianco e ricco sul 4x4 che giri a vedere i siti storici e le cose interessanti e la gente del posto che guarda e ti sorride e che sai che non avra´ mai nemmeno 1|10 di quello che puoi avere tu.
La situazione e´ forte e non puoi passarla con leggerezza, anche se sul momento non lo dai a vedere, l´idea e le immagini ti ripassano per la mente continuamente appena ti fermi. Difficile bilanciarsi tra 2 mondi.

La situazione casa migliora, non perche´ si siano fatte modifiche, ma solo perche´ il mio occhio si sta velocemente abituando agli standard di qua, non essendo in viaggio ma fissa per lavoro e arrivando diretta dall´Italia non avevo ancora realizzato bene quella serie di cose ovvie che mi "mancheranno" essendo in un paese in via di sviluppo...


Tabata Fioretto
Volontaria in Servizio Civile, Etiopia.

sabato 6 febbraio 2010

Perché iniziare col piede giusto è importante …


Sono le 16.00 è arrivato il momento … finito di impacchettare, come mio solito, le valige da profuga, carichiamo tutto in macchina e partiamo. Inizia a nevicare. Un amico ha la gentile idea di mandarmi un sms: ”anche il cielo ti saluta con la neve, regalandoti un po’ di atmosfera natalizia da portare con te” e io penso:”mannaggia l’oca, proprio adesso doveva iniziare a nevicare?! Non poteva aspettare altre 3 ore??!!! Non ci basta il traffico normale dell’ora di punta della tangenziale di Milano … no anche la neve ci vuole!” va bhe, Via Via, che è tardi, l’aereo parte alle 19.15!
A metà strada parlando con mamma e papà realizzo che il check-in chiude almeno mezz’ora prima del volo … mhhh sono le 18.00 siamo a San Giuliano imbottigliati in un traffico mai visto! Macchine, camion, neve casino … nooo perdo l’aereo!!!Ma cavolo, e si che me l’hanno detto 1000 volte di andare via prima perché a San Donato ci sarebbe stato molto traffico! Ma chi immaginava un casino così?
la lampada non è stata la pietra dello scandalo ( e chi vuole intendere, intenda) saremmo rimasti comnque imbottigliati.
“Dai papà fai guidare me che la faccio tutta in corsia d’emergenza! tanto anche se mi ritirano la patente non mi servirà per un anno.”
Ma papà “NO…guido io!” E se l’è sparata tutta lui la corsia d’emergenza, col rischio ritiro patente e multa esorbitante. Cosa non fa un papa per una figlia..”Papà ma tanto non arriviamo sono le 18.40 e non siamo ancora all’uscita”..Intanto chiamo un mio amico per avere in numero Lufthansa, ma chiaramente non esiste un operatore col quale parlare perché siamo tecnologici noi..prema 1 per l’inglese prema 2 per il cinese…e l’operatore?!! Ma oggi qualcuno non vuole che io parta…
E neve… e neve…
Non so papà come abbiamo fatto, ma io alle 19 ero in aeroporto.Mi butto giù dalla macchina e mi fiondo dal primo stuart Lufthansa che vedo … con tutta l’enfasi possibile lo supplico di imbarcarmi sull’aereo, anche senza bagagli (dopo una settimana che li preparavo con cura) l’importante è che io parta! Ero agitatissima, mancavano 15 min al decollo… “Guardi signorina”, (mi dice lo stuart) “forse ce la facciamo anche ad imbarcare i bagagli perché il volo è in ritardo, causa neve” THANKS GOD!!! E Grazie a mamma che ha pregato per tutto il viaggio!
Saluto i miei abbastanza rapidamente e VADO….ma n’do vado??? Aereo di 2 ore in ritardo quindi? Coincidenza a Francoforte persa! E va bhe almeno non è colpa mia! Cosi mi danno taxi ed albergo tutto rigorosamente già pagato da loro e mi dicono di ripresentarmi la mattina per il volo delle 10.00.
Dopo una notte in albergo ora aspetto solo di respirare l’aria d’ Etiopia…

Come inizio non c’è male, ma fortunatamente all’aeroporto trovo le ragazze subito che mi sono venute a prendere, una la conoscevo già le altre hanno facce simpatiche, meno male..il primo impatto è stato positivo.
Chiacchieriamo subito in macchina del più e del meno, nel frattempo osservo la città che mi scorre sotto gli occhi e cerco di intravedere che succede verso le 8.00 di sera in queste vie grandi del centro. Dall’aeroporto ci mettiamo una mezz’oretta ad andare a casa, passiamo dalla parte centrale di Addis Abeba e con mio stupore incontro un panorama completamente diverso da quello che mi ero immaginata. Immaginavo qualcosa più o meno come Nairobi, una grande megalopoli africana, con grandi ed alti palazzi ovunque, invece mi trovo tutti edifici bassi, rigorosamente con tetto in lamiera, piccoli negozietti a bordo strada che costeggiano le vie del centro. Un immagine cosi tranquilla, da non credere, pochissime luci… è sera e i negozi sono già chiusi, le strade asfaltate nella zona centrale hanno anche uno spartitraffico a volte con del verde nel mezzo. Ogni tanto sorge un grande palazzo in costruzione dove si più vedere solo lo scheletro in calcestruzzo armato e una fitta rete di pali stortissimi e alla vista molto precari, che servono da impalcatura. Mi hanno detto che 5 anni fa non esisteva neanche l’ombra di queste nuove costruzioni, ora invece pare che ne stiano costruendo abbastanza, ciò significa che un pochino l’economia inizia a girare anche qua.
Bhe arrivata a casa era buio e sono stata 5 minuti giusto per posare le valige e via per il centro ancora! Serata a base di cibo e musica tradizionale, bello, se non che, almeno mi ha ralletato la sorpresa della vista della casa … lascio perdere i dettagli vi dico solo che sembra una casa ante guerra senza più manutenzione..va bhe poteva andare peggio..come dicono qua “checcherellam” e cioè non c’è problema! Ancora non sapevo della perla…
L’indomani mattina pronta per connettermi ad internet ho avuto una bellissima sorpresa! L’ufficio va col modem, con la linea telefonica che per aprire una pagina ci mette 10 min ( e non sto scherzando) e continua a saltareeee!!!! Tra l’altro non riesco ad installare il modem sul mio pc, ergo non ho internet!!!
Assurdo … lo sapevo che l’Etiopia è uno tra i paesi con più bassa copertura internet al mondo, ma non immaginavo che in un ufficio internazionale potessero esistere ancora questi problemi, welcome to Etiopia!
Tutti i progetti che avevo di sentire il mondo con skype mi si sono vanificati sotto le mani, non vi dico che dispiacere ho a non avere internet perché è l’unico modo che si ha per rimanere in contatto e non sentirsi completamente in un altro mondo

Tabata Fioretto
Volontaria in Servizio Civile, Etiopia