lunedì 22 febbraio 2010

Prime volte


E’ la mia prima volta fuori dall’Europa…
E’ la mia prima volta in Africa…
Sarà la prima volta di molte altre cose…
La prima volta del retrogusto dell’acqua filtrata, del cibo mangiato con le mani, del richiamo “mzungu” al mio passaggio, dell’oceano che scotta, di una corsa su un dalla dalla, dell’essere l’unica bianca in mezzo a tanta gente, delle zanzare che pungono sempre e comunque, dell’acqua che va e che viene, del pozzo circondato da donne colorate, del rumore del ventilatore nella notte, degli sguardi dei ragazzi, dello stupore dei bambini, della musica a tutte le ore…

Bagamoyo 13.12.2009
Tanzania…Che dire??? Innanzitutto sono arrivata! Il viaggio è stato lungo e stancante, perché notturno e con aerei non particolarmente comodi e concilianti il sonno… aggiungiamoci un po’ di agitazione 
Già dal primo volo però, Roma – Addis Ababa (00.00 – 05.50), si è iniziato a respirare un po’ d’Africa. E’ stato buffo, a dire il vero, perché il nostro aereo arrivava da Stoccolma e pertanto i nostri compagni di viaggio erano un misto tra Etiopi e Svedesi… Il primo vero assaggio di Africa però l’ho avuto all’aeroporto di Addis, dove Stefano ed io ci siamo dovuti fermare un paio d’ore prima di prendere la coincidenza per la Tanzania. Colori, odori, volti e sguardi diversi ci hanno accolto nei limitati spazi dell’aeroporto di una capitale d’Africa…
Il volo verso Dar es Saalam è stato molto diverso… Stefano ed io eravamo tra i pochi bianchi e questo insieme ai nostri vestiti dai colori “asciutti” ci differenziava dalla popolazione colorata con cui abbiamo fatto il viaggio.
L’arrivo è stato diverso da ogni altro in un aeroporto europeo: abbiamo dovuto subito compilare tutta una serie di documenti che ci potessero identificare ma anche far ottenere il visto di lavoro per i tre mesi. Ho potuto sperimentare subito il fatto di essere donna, perché l’unico interlocutore dei poliziotti per quanta riguarda le questioni burocratiche è stato Stefano! Immagino che ci farò l’abitudine e che dovrò stare sempre molto attenta ai miei comportamenti.
Di Dar es Saalam (dove siamo stati accolti dall’altro volontario e dall’autista) abbiamo visto solo un po’ di periferia, ma sembra caotica, colorata e allegra. Macchine, moto, pulmini (dalla dalla), biciclette, camion sfrecciano in un traffico disordinato ma non troppo nervoso… ci abbiamo messo di più ad uscire dalla città che ad arrivare a Bagamoyo (che si trova a circa 70 km di distanza)! Per strada l’autista ha acquistato per noi degli anacardi da un venditore ambulante (se penso che da noi li vendono a peso d’oro …) e poi ci siamo fermati due volte lungo il tragitto: una per cambiare i soldi (scellini tanzaniani) e una per comprare dell’acqua. Nel primo caso siamo finiti nell’unico centro commerciale della città, che non sembra tanto diverso da uno qualsiasi italiano, se non per i negozietti più piccoli e poco forniti. Nel secondo in un bugigattolo fatto di lamiera con qualche tavolino sulla strada incandescente.
E poi… e poi Bagamoyo… in un caldo umido, ma neanche troppo insistente, siamo entrati in quella che sarà la nostra dimora per i prossimi 11 mesi! Ho scoperto oggi, in un primo giro di ricognizione, che Bagamoyo è un misto di casette in muratura (senza niente), casette in lamiera, capanne, palme, polvere, povertà e colori. In realtà è difficile da spiegare (e capire?) cosa sia davvero Bagamoyo e spero di riuscirci nelle prossime settimane.

Silvia Volpato
Volontaria in Servizio Civile - Tanzania

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