Sono appena tornata da Yombo, un villaggio nell’interno poco più a sud di Bagamoyo, in cui è stato selezionato uno dei 10 gruppi giovanili attivi nella mobilitazione e sensibilizzazione delle comunità locali sul tema dell’HIV che il CVM supporterà durante l’anno 2011. Il motivo della nostra trasferta è proprio la consegna di magliette che costituiranno l’uniforme che il gruppo utilizzerà durante gli eventi promossi nel loro villaggio e in quelli limitrofi, affinché possano essere riconosciuti come gruppo dalle comunità locali e come attore chiave nell’ambito della campagna di sensibilizzazione sul tema dell’HIV e sui diritti di genere e dell’infanzia.
Io ed Emmanuel siamo partiti a bordo della motocicletta dell’ufficio CVM, nonostante il tempo non promettesse granché bene. C’è il sole, ma è appena finito un temporale: il sole va e viene, è la normalità durante la stagione delle piogge.
Decido di prendere l’ombrello, anche se ho dei dubbi sulla possibilità di utilizzarlo a bordo della motocicletta, o piki piki, nella lingua locale.
Inizia il viaggio, sono seduta sul portapacchi della motocicletta, non molto comodo soprattutto con due borse in spalla, una mano con la busta delle magliette e l’altra con cui cerco di mantenermi più o meno stabile sul piki piki. Non sono molto brava a selezionare le cose che mi servono durante i viaggi, se pur brevi, e quindi parto sempre con minimo due borse, una solamente per tutti i documenti che potrebbero servire durante le nostre visite e il mio inseparabile quaderno dove prendo gli appunti.
Nonostante la strada che percorriamo sia piena di buche a causa delle copiose piogge di questa stagione e non sia proprio facile tenersi in equilibrio, mi diverte utilizzare la motocicletta, è un po’ come partire ogni volta per una nuova avventura.
E questa volta lo è stata davvero!
Ogni volta che viaggio rimango ammaliata dal paesaggio che ho di fronte ai miei occhi, dalla natura rigogliosa, dalle numerosissime specie di piante, dalle risaie, dalle piantagioni di cotone, dalle diverse specie di palme, dai giganteschi alberi di mango, dai numerosi uccelli che popolano le grandissime pozzanghere che si formano nei campi in questo periodo.
E rimango colpita, attonita nel vedere l’estrema fatica a cui le persone sono costrette per spostarsi o per trasportare qualsiasi genere di cose. Venditori ambulanti a bordo di biciclette che trasportano una montagna di oggetti tenuti insieme non so come sul portapacchi, uomini che trasportano sacchi enormi di carbonella caricati su biciclette che sono guidate a piedi perché i sacchi sono troppo ingombranti per lasciare libera la sella, le donne, rigorosamente a piedi, trasportano fascine di legna o secchi d’acqua, sistemati sul proprio capo. La strada è accidentata, piena di buche colme d’acqua che, al passaggio di auto e bus, inevitabilmente bagna i numerosi passanti.
Arriviamo all’incrocio in cui imbocchiamo la strada che ci conduce a Yombo, scorgiamo un cielo scuro, minaccioso, carico di pioggia. Emmanuel cerca di confortarmi raccontandomi di un precedente episodio in cui, nonostante la presenza di un tale cielo, aveva scampato fortunatamente la pioggia.
Man mano che procediamo l’aria cambia, diventa più fresca; incontriamo le prime gocce d’acqua, che dopo pochi metri diventano pioggia battente. Apro l’ombrello che riesco a malapena a tenere in mano, un po’ per via del vento e un po’ perché Emmanuel ha aumentato la velocità per raggiungere il primo posto più vicino dove ripararci.
Ci fermiamo nel villaggio di Matimbwa, al riparo sotto una struttura di cemento a bordo della strada. Incontriamo Husna, una delle ragazze beneficiarie del programma di microcredito promosso da CVM. L’avevo già incontrata, ma non avevo mai avuto l’opportunità di vedere i due piccoli negozi che ha potuto aprire grazie al prestito ottenuto. È stata una piacevole sorpresa poter scoprire con i miei occhi una delle tante attività economiche supportate dal progetto CVM.
Decidiamo di lasciare qui il piki piki e di proseguire il viaggio a bordo di un dalla dalla ( minibus utilizzato comunemente come mezzo di trasporto pubblico), che scorgiamo avvicinarsi al margine opposto della strada.
Il minibus ha un’entrata piuttosto bassa, sembra che non ci sia posto per noi, ma qui in Tanzania, si trova posto sempre per tutti, anche quando sembra impossibile far entrare qualcun altro. Lo sportellone d’ ingresso è senza finestrino, piove dentro, l’acqua filtra da ogni piccola fessura, dai finestrini, nonostante chiusi, e da alcuni punti arrugginiti della carena nella parte posteriore. Ad ogni buca attraversata, tutto traballa, i sedili, pezzi metallici del telaio penzolanti, i vetri dei finestrini… c’è chi prova persino a dormire, questa è la normalità, specialmente nella stagione delle piogge.
Arriviamo a destinazione, la pioggia è ancora battente e non accenna a smettere… scendiamo dal dalla dalla e ci ripariamo sotto la tettoia di una casa davanti alla fermata. Non scorgiamo nessuno dei ragazzi ad attenderci, prendiamo l’ombrello e andiamo alla loro ricerca. Scorgiamo il leader del gruppo giovanile venirci incontro e ci indica il posto dove avverrà l’incontro, l’ufficio delle autorità di villaggio. A causa della pioggia non tutti i membri sono presenti, solo sei su sedici: Saidi, Shukuru, Zaitun, Hadija, Asia e Raima. Nessuno di loro è a conoscenza che siamo venuti a portare la loro uniforme, è una sorpresa.
Prima di distribuire le maglie, io e Emmanuel vogliamo conoscere i progressi del gruppo dall’ultima volta che li abbiamo incontrati… sono attivi nel loro villaggio nonostante le malelingue del paese li additano come un gruppo poco serio, organizzano eventi sul tema dell’HIV e diritti delle donne nel loro villaggio e nei villaggi vicini e ora stanno condividendo le proprie conoscenze con un gruppo giovanile nascente vicino il loro villaggio affinché anche esso possa iniziare ad organizzare eventi di sensibilizzazione nelle comunità circostanti.
Nel gruppo c’è chi suona il jambee (tamburi della tradizione locale) e esegue musica Bongo Flavour, uno dei generi più in voga qui in Tanzania, utilizzata in particolare dal gruppo per richiamare il pubblico prima di iniziare gli spettacoli teatrali, c’è chi scrive poesie e poi le trasforma in testi musicali, c’è chi canta.
All’inizio sembrano timidi, in particolare le ragazze, ma poi i loro visi si trasformano quando vedono le magliette, la gioia esplode: sono fieri di indossare l’uniforme che porta il loro nome JINASUE KIJANA, “giovani che sfuggono dai problemi”.
Il tempo corre, è ora di tornare a Bagamoyo, Emmanuel mi chiama, il dalla dalla è in arrivo.
Sono felice di questa giornata, di vedere giovani con ideali che nonostante i pochi mezzi a disposizione e l’ambiente non sempre favorevole, si battono per i loro ideali, si impegnano per realizzare un cambiamento nelle loro comunità.
Sono divertita per l’aspetto avventuroso del viaggio, meravigliata dallo spettacolo offertomi ogni volta dalla natura tanzaniana, dal tramonto ed i suoi splendidi colori che ci accompagnano sulla via del ritorno a Bagamoyo.
Valentina Romagnoletti (Volontaria CVM in Tanzania)
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