Intervista a Meshesha Mered (Wogagen PLWHA Association)
C'è un momento, nell'arco della giornata, davvero particolare: è quello in cui, dopo una lunga notte buia, il cielo comincia a farsi più chiaro e le stelle, fino ad allora così lucenti, giocano a nascondersi e lasciano l'immenso palcoscenico celeste ad una timida e leggera luce, che gradualmente diviene più forte, preannunciando l'alba e con essa il luminoso mattino, l'imminente nuovo giorno. Tutto ciò, in lingua amarica, viene espresso con una sola parola: wogagen.
Questa parola è anche il nome di una grande PLWHA's association, che raccoglie persone sieropositive provenienti dalle woreda intorno alla città di Bahir Dar: gente che, dopo la lunga notte buia calata in seguito all'infezione del terribile virus, è riuscita a veder sorgere nuovamente il sole del mattino, grazie ai programmi e alle attività realizzate con il supporto di tale associazione, che ha aperto ai loro occhi un nuovo giorno, una nuova vita. La luce, che
Non può essere, allora, un caso che questo gruppo di persone straordinarie, le quali iniziarono a lavorare da sole 3 anni fa, abbiano ricevuto un riconoscimento dal Governo, risultando tra i vincitori del terzo “Regional Award for Successful Farmers”, in cui vengono premiati coloro che meglio si sono distinti nelle attività del settore agricolo. E neppure può essere un caso che siano stati tra i vincitori della competizione per le PLWHA's Associations che hanno programmato e realizzato le migliori IGA (Attività Generanti Profitto), la cui cerimonia di premiazione ha avuto luogo a Bahir Dar lo scorso 9 febbraio, nel corso del Workshop Regionale per PLWHAs organizzato da CVM/APA (Amhara HIV/AIDS Prevention and Care Project). Meshesha Mered, che abbiamo incontrato una volta terminato il workshop, è uno dei leader di questa associazione e la persona adatta a raccontarci la storia, le caratteristiche, le modalità d'azione e i segreti di tale luminoso esempio di quanto l'amore e lo spirito d'unione possano trasformare i sogni in realtà e rinnovare la vita.
Ato Meshesha, in quale situazione si venne a creare l'associazione? E quale fu la ragione della sua istituzione?
“La nostra associazione è nata nel 2006 dall'impegno di pochi individui. All'inizio, eravamo in 6: 4 donne e 2 uomini. A quel tempo, il nostro obiettivo era proteggere i contadini locali dal pericolo dell'HIV/AIDS attraverso l'educazione e l'informazione, poiché gli agricoltori che vivono attorno a Bahir Dar sono altamente vulnerabili, da questo punto di vista: essi arrivano nella città di Bahir Dar per vendere i loro prodotti, così come per acquistarne altri; ma, sbrigati i loro affari di compravendita, si recano solitamente a bere nelle tradizionali alcoholic house. Quindi, sotto l'effetto dell'alcool, compiono azioni spesso deplorevoli. Inizialmente, ogni cosa era difficile per noi; fondammo l'associazione avendo solo delle speranze, senza il sostegno di alcuno. Coprimmo anche tutte le spese di tasca nostra, mentre stavamo approntando la politica amministrativa dell'associazione. Riguardo all'atteggiamento della gente nei nostri confronti, prima venivamo visti piuttosto male, non potevamo neppure svolgere le attività attorno al nostro villaggio come gli altri, ci proibivano di bere l'acqua dal fiume, distrussero il nostro casolare, ci picchiavano eccetera eccetera. Ma ora, l'atteggiamento è totalmente cambiato: quelle stesse persone mangiano assieme a noi e ci considerano pure come fratelli. Così, dopo questi alti e bassi, l'HAPCO (l'Ufficio per
Quali sono le attuali attività dell'associazione nella protezione dall'HIV/AIDS, nel campo dell'assistenza e sostegno e delle IGA?
“Per quanto riguarda la protezione dall'HIV/AIDS, istruiamo la gente sul tema, in considerazione delle loro esperienze di vita, nei luoghi religiosi, al mercato, nei meeting e nelle scuole. In questo lavoro, le donne sono ottime partecipanti. Circa i nostri programmi di assistenza e sostegno, aiutiamo i malati costretti a letto. Prima di tutto, forniamo loro supporto alimentare al fine di curarli direttamente a domicilio. Poi, una volta migliorate le loro condizioni di salute, selezioniamo un'IGA adatta a loro, in base al loro stesso volere, e forniamo corsi di formazione per il lavoro. In seguito, diamo loro un capitale iniziale per facilitare l'attività che dovranno intraprendere, al fine di renderli economicamente autosufficienti, capaci di provvedere a se stessi senza il supporto di altri. In ultimo, svolgiamo un continuo monitoraggio delle condizioni in cui si vengono a trovare ed esprimiamo apprezzamenti ogniqualvolta hanno successo; ma, quando non ne hanno, tutti i membri discutono insieme della questione per comprendere la causa della loro inefficacia, e alla fine, se la crisi è dovuta ad un'errata strategia o implementazione, pianifichiamo un'altra strategia o li istruiamo su come lavorare in maniera efficace e diamo loro dei soldi. In particolare, lavoriamo nell'agricoltura affittando terreni per i contadini locali a 4mila birr e facendo accordi per dividere la produzione con i proprietari degli stessi terreni: in questo modo, essi prendono 1/3 del totale prodotto. In aggiunta a ciò, abbiamo 3 mucche da latte e 13 buoi d'allevamento. A proposito, vendiamo i buoi allevati alla Coble Organization (che opera nella loro distribuzione a livello nazionale), così come alla gente del posto. Attualmente, ci sono 20 donne impegnate in IGA individuali. Alcune di loro lavorano nella vendita di injera, tè o nell'affitto di camere, vendendo anche cibo ai clienti. Altre lavorano nel settore agricolo nelle aree rurali. Il resto delle persone partecipa ad IGA di gruppo. Qui, abbiamo principalmente due tipi di attività, l'allevamento e l'agricoltura, cui si aggiunge l'apicoltura.”
Quant'è il guadagno netto che l'associazione ha ottenuto da queste attività negli ultimi anni e come viene poi utilizzato tale profitto?
“Abbiamo ottenuto più di 60mila birr. Parte di questa somma è stata depositata; con il restante denaro, paghiamo 200 birr al mese coloro che lavorano nelle specifiche IGA già menzionate. Ma, oltre al loro salario, c'è il sostegno alimentare attraverso l'acquisto di cereali, cipolle, berbere, latte, patate e via dicendo, al fine di rendere il più completo possibile il loro nutrimento. Ora, nessuno è costretto a letto, tutti i soci sono impegnati in qualche attività. Inoltre, ogni membro che partecipa alle IGA ha almeno 5 quintali di taff a casa propria, come pure 4 o 5mila birr in banca. Tutte queste cose non sono state semplicemente il risultato di un programma di sostegno, ma anche e soprattutto l'effetto dei loro stessi sforzi.”
Allora, qual'è il segreto del successo di questa associazione?
“Il segreto sta nel nostro appropriato utilizzo del denaro; noi cominciammo a lavorare con poco capitale. Quel denaro non era sufficiente, ma ciò non fu da ostacolo all'inizio della nostra attività. Tuttavia, se guardiamo ad altre associazioni simili, vediamo che esse non hanno iniziato a lavorare subito e con fiducia, pur avendo abbastanza soldi: queste scelgono strade sbagliate. Inoltre, da noi esiste un rapporto molto buono e stretto tra membri e leader, e pure tra i membri stessi. Così, lavoriamo insieme senza alcun riguardo per la posizione sociale o il sesso; abbiamo pure sedie del tutto simili tra loro nel nostro ufficio. Ci amiamo l'un l'altro, non ci sono soci falsi o sleali. Ci supervisioniamo l'un l'altro per essere perfetti, specialmente le donne sono molto brave in questo ed apprezzano la nostra attività, così come ci motivano ulteriormente a lavorare. Così, tutte queste cose creano nel nostro cuore un forte e speciale sentimento per gli altri. L'amore gioca un ruolo fondamentale per noi. Senza amore non ci sarebbe il nostro lavoro, senza questo lavoro non ci sarebbe amore.”
Venendo all'evento appena tenutosi a Bahir Dar, cosa hai provato quando hai visto la vostra associazione tra i vincitori?
“Agli inizi, ricordo, fu molto pesante per me, poiché lavoravamo da soli, senza il supporto di alcuno. Ripensando a questo, quando ho visto la nostra associazione premiata durante la cerimonia, ho provato una grande felicità. Ciò ci motiva ulteriormente a lavorare in maniera ancor più efficace.”
Cosa può dire l'efficienza della vostra associazione alle altre simili? In altre parole, cosa suggerireste alle altre associazioni?
“I nostri risultati possono insegnare molto agli altri riguardo il grande impegno sul lavoro ed i frutti che esso può dare. Adesso, molte persone si interrogano sul mistero della nostra efficacia. Sono sicuro che ciò crei una sana competizione tra le stesse associazioni, ciascuna delle quali vuole essere migliore delle altre. Ma qui voglio affermare chiaramente che il nostro lavoro non è finalizzato alla gloria o ad alimentare il nostro orgoglio, quanto piuttosto a renderci liberi dalla dipendenza economica. Riguardo ai suggerimenti che potrei dare alle altre associazioni, mi limito a dire che, per aver successo in questo campo, prima di tutto, ci deve essere amore tra i soci e tra questi e i leader, in ogni tipo di associazione. Un'altra cosa importante è il coinvolgimento dei membri, che dovrebbero concentrarsi solo sul loro lavoro, sentendo di agire per il proprio bene. Invece, la maggior parte delle volte, nelle altre associazioni, le persone si impegnano nella corsa ai posti di potere. Deve esserci eguaglianza tra soci e leader, ognuno deve avere un sentimento di uguaglianza e persino i capi dovrebbero evitare di dare ordini: dovrebbero invece guidare gli altri nel lavorare insieme per lo stesso obiettivo.” L'obiettivo di alzarsi e sorgere nuovamente, come il sole del mattino dopo una lunga notte buia.
Simone Accattoli
Volontario in Servizio Civile, Etiopia