giovedì 5 marzo 2009

Francesca Gritti dalla Tanzania: 8 Marzo


L’8 marzo è arrivato e penso alle donne e alle ragazze che ho incontrato in questi mesi in Tanzania. Hanno molto in comune con le ragazze italiane: amano vestirsi bene, cambiare acconciatura, chiacchierare e uscire con le amiche.
Peccato che per vestiti intendo dei semplici pezzi di stoffa non cuciti o, ad andar bene, qualcosa di seconda mano; per parrucchiere intendo l’amica o la zia che ti fanno le treccine e quando dico uscire intendo andare al pozzo a prender l’acqua con le altre donne ed i bambini.
Qui le ragazze diventano donne presto, ed altrettanto presto capiscono come la vita delle donne africane sia tutt’altro che semplice.
Alla scuola primaria sono molte, ma spesso si assentano per aiutare in casa e comunque non hanno mai molto tempo per studiare perché devono dare una mano nei campi o curare i fratellini. Quindi, anche le fortunate che riescono a completare il primo ciclo di studi a volte non sono nemmeno capaci di scrivere correttamente nella propria lingua. Altre non rienscono nemmeno a completare l’educazione primaria, spesso per via di gravidanze premature, a volte causate da violenze subite in casa, a scuola o nei campi.
L’istruzione secondaria, invece, è un privilegio riservato a poche ragazze. La prevalenza di studenti maschi è palese fin dal primo sguardo. Matrimoni e gravidanze precoci, poi, minano anche questo esiguo numero di studentesse.
Sono belle, giovani, poco istruite e abituate a sottostare ai comandi: sono le perfette candidate a vedere violati i propri diritti. Ed è proprio questo che accade… per molte donne qui c’è poco da festeggiare.
Le ragazze diventano mamme quando sono ancora bambine, molte ventenni hanno già figli di 2 o 3 anni e sono poche le trentenni che ancora non ne hanno avuti. Non è inoltre raro che queste giovani mamme lascino i loro figli ai propri genitori e se ne vadano a lavorare in città, tornano poche volte l’anno a rivedere i propri bambini. Non si tratta di madri snaturate, non cadiate in facili giudizi: sono donne spesso sole i cui compagni se ne sono andati e le cui famiglie non sono in grado di prendersi cura di tutti. Queste ragazze lasciano i propri figli per trovare sostentamento per sé e per i piccoli. E’ impossibile pensare di portarli a vivere con sé in una piccola stanza in città, dovendo lavorare tutto il giorno. Baby-sitter ed asili esistono solo per i ricchi… il welfare state non è di casa qui! Essendo poco istruite fanno lavori umili, cameriere o donne delle pulizie principalmente. Gli stipendi sono bassi e non è poi così difficile cadere nella tentazione di farsi offrire un pasto o una birra … il fatto è che nessuno da’ niente per niente e quindi in qualche modo occorre pagare. Non la si può chiamare prostituzione, si tratta piuttosto di quello che gli esperti definiscono “sesso transazionale”. A volte, poi, non è nemmeno questo: è pura violenza, non di rado subita fra le stesse pareti domestiche. Con un tasso di HIV ce in certi punti della nazione supera il 20%, è semplice capire a quale altissimo rischio siano esposte queste donne che non sono quasi mai nelle posizione di poter chiedere ai propri partner di praticare rapporti protetti.
Le donne tanzaniane con un livello d’istruzione elevato e consce dei propri diritti sono poche; vengono da famiglie benestanti o hanno avuto la fortuna di studiare grazie a borse di studio spesso offerte da istituzioni internazionali.
Il progetto CVM/APA di Bagamoyo mira a far crescere il numero di donne e ragazze consce dei propri diritti, indipendenti e capaci di evitare i comportamenti che le pongono a rischio di contrarre l’HIV. Si punta alla formazione ed all’informazione attraverso training e workshop, all’educazione attraverso borse di studio per l’educazione tecnico-vocazionale e l’università ed all’indipendenza economica grazie a piccoli prestiti elargiti secondo le modalità dei fondi rotativi.
Si tratta di attività che saranno in grado di dare potere alle donne tanzaniane anche al termine del progetto CVM/APA in quanto il denaro dei prestiti e delle borse di studio è elargito sottoforma di fondi rotativi in cui il capitale continua a accumularsi per successivi beneficiari e le informazioni relative all’HIV/AIDS, al cambiamento comportamentale, alla salute riproduttiva ed ai diritti umani continuano a circolare fra i giovani grazie agli educatori formati durante i training.
La strada è lunga ed in salita, ma le donne e le ragazze tanzaniane hanno tutte le carte in regola per giocare al meglio la propria partita. CVM/APA sta fornendo loro dei mezzi essenziali per renderle consapevoli e forti…è solo questione di tempo. Guardando le donne italiane sembra impossibile anche solo immaginare che abbiano ottenuto il diritto al voto solo nel 1946. Fare questo paragone mi da’ speranza, chissà quanta strada percorreranno le donne di Bagamoyo nei prossimi 60 anni!

Francesca Gritti
Volontaria in Servizio Civile, Tanzania

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