lunedì 2 maggio 2011

L'Etiopia... Sotto i Mille Metri


Fare qualcosa senza programmare, senza avere aspettative è meglio, si vive senza paraocchi, senza focalizzare un unico obiettivo, senza pensare esclusivamente alla meta. Viaggiare aperti a tutto quello che nuove esperienze ti posso portare può essere positivo. Perdersi per strada per esempio ti fa arrivare più tardi alla destinazione ma nel frattempo può farti scoprire vie nuove che prima non avevi visto. In queste vie potresti trovare palazzi o baracche, oppure ancora piazze o parchi, ma non lo puoi sapere finché non ti perdi, fin che non arrivi lì. Perdendosi si può capitare in strade parallele che portano comunque alla meta oppure si può incappare in altre che portano in direzioni totalmente opposte e in questo caso si sarà costretti a tornare sui propri passi e ripercorrere al contrario il tragitto. Ma quando avrai ritrovato la via per casa sarai sicuramente arricchito di nuove conoscenze, di nuovi orizzonti e nel cuore ti porterai sempre le immagini e i ricordi di quelle strade.
Forse è così che devo prendere questa esperienza, devo viaggiare senza paraocchi, vivere alla giornata senza riflettere troppo su quello che mi succede, senza avere la presunzione di rielaborare subito, di capire immediatamente, sempre, il perché di ogni cosa. Ogni giorno di quest’anno è come un pezzo di puzzle, preso singolarmente può non aver un significato, ma una volta che avrò messo insieme tutti i pezzi avrò davvero una immagine chiara …Pensavo questo mentre giravo per il Parco Nazionale di Awash, un parco naturale aperto nel 1966 a 225 km da Addis Abeba sulla importantissima strada che porta a Gibuti.
Il parco si trova ai confini con la regione Afar e si estende per 756 km quadrati, ricchi di acacie, lungo il fiume Awash, uno dei fiumi principali dell’Etiopia che la attraversa a partire dalle vicinanze di Addis Abeba per 1200 km. Nella stagione secca il fiume arriva a una profondità di meno di un metro ma quando iniziano le piogge spesso straripa tanto da inondare tutte le terre circostanti. Un tempo all’interno del parco era possibile fare rafting per una trentina di kilometri che grazie alle correnti e all’abbondanza del fiume regalava fantastici paesaggi e viste mozzafiato. Ora non è più possibile poiché il fiume è stato deviato all’altezza di Methara per irrigare alcuni terreni coltivati. Il parco è attraversato dalla strada che collega Addis Abeba con Gibuti e da questa viene diviso in due parti a nord e sud : la Valle Kudu e la Piana di IIiala Sala. All’interno della parte Sud è possibile campeggiare ai bordi delle poco generose cascate del fiume Awash e incontrare dik-dik, kudu e scimmie. Tempo fa era anche possibile vedere un leone ferito in una area a lui riservata e controllata dai guardiacaccia ma ora è stato trasferito in un altro parco, anche se il parco continua a rimanere comunque abitato da leoni in libertà.Nella parte nord invece il paesaggio è molto diverso, bisogna percorrere 30 km di strada molto sterrata e sconnessa, prima tra rovi e arbusti e poi tra palme, per arrivare, una volta attraversata una palude a piedi, in una piana con numerose sorgenti di acqua calda e laghetti riparati dall’ombra delle palme. Tra le piante o accovacciati nelle pozze d’acqua, intenti a lavare i panni, fanno capolino le teste dei dancali, la tribù che abita la regione Afar. I Dancali sono snelli e filiformi, corpi adatti a sopravvivere alle alte temperature che caratterizzano la regione Afar, le donne portano la parte superiore della testa rasata e la lunghezza dei capelli agghindata in treccine, hanno cicatrici incise sul viso come segno di bellezza. Gli uomini invece, impegnati nella pastorizia, sono avvolti in gonne e scialli bianchi e portano bastoni o, alle volte, kalashnikov. Inoltrandosi in queste terre è sempre meglio farsi accompagnare da un guardiacaccia armato in quanto i Dancali non sempre apprezzano le visite dei turisti e non sono una tribù amichevole quindi si potrebbero, come è successo di recente, udire spari.
È facile intravvedere uomini che portano al pascolo enormi greggi di bestiame specialmente cammelli e vacche dalle lunghe e bellissime corna, nonostante sia vietato agli animali domestici l’ingresso nel parco naturale in quanto modificano l’ambiente selvatico, ma la popolazione Dancala che abita ai confini del parco spesso durante il giorno sconfina con il proprio bestiame per approfittare dei pascoli migliori all’interno di esso.Il parco è infatti abitato da un gran numero di specie selvatiche quali babbuini, dik-dik, kudu, facoceri, orix, waterbuck, marmotte, formiche leone e in special modo offre una gran varietà di volatili: appollaiati sugli alberi o a passeggio tra gli arbusti, molto spesso in grandi gruppi si possono vedere specie come la faraona, ottarda reale, ibis, avvoltoi, marabu e cavalieri di Italia .
Questa regione dell’Etiopia è anche famosa come Triangolo di Afar poiché probabilmente proprio qui c’è un punto geologico in cui tre placche tettoniche si dividono e tendono ad allontanarsi tra loro. La diramazione verso sud è spesso indicata come Great Rift Valley, e divide gli altopiani etiopici in due parti. La Rift Valley è una vasta formazione geografica e geologica che si estende per circa 6000 km da nord a sud, abbracciando la terra dalla Siria al Mozambico, varia in larghezza dai 30 ai 100 km e in profondità da qualche centinaio a parecchie migliaia di metri. Si è creata dalla separazione delle placche tettoniche africana e araba, che iniziò 35 milioni di anni fa, e dalla separazione dell'Africa dell'est dal resto dell'Africa, processo iniziato da 15 milioni di anni. La terra in questa zona è infatti nera, ricca di basalto proprio dovuto alla numerosità di vulcani più o meno attivi.
E proprio nella Rift Valley, tra questi vulcani più o meno attivi, che si estende il bellissimo parco che mi ha ospitato per il week end di Pasqua…
Viaggiando qualche volta allora fa bene dimenticare mappe e bussole a casa affidandosi solo all’istinto alla curiosità. Non bisogna porla però come costante nella propria vita…

Marta Bonalumi (Volontaria CVM in Etiopia)

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