Sono ormai passati più di due mesi da quando sono arrivato in Etiopia come volontario del servizio civile internazionale, un' opportunità che ho voluto cogliere, anche perchè penso che sia una delle poche importanti possibilità di lavoro offerte dallo stato italiano.
L’approccio alla realtà etiope non è stato, a dir la verità, così scioccante, avendo già visitato e vissuto altri paesi cosiddetti in via di sviluppo. Non mi ha stupito la polvere nelle strade, né l'alta concentrazione di povera gente sulla strada, né il contrasto tra la maggior parte del Paese a livello rurale e contadino e la realtà di una grande città come Addis Abeba, che da un lato è fatta di grandi edifici delle varie organizzazioni internazionali, alberghi rinomati, ambasciate splendide, quartieri ricchi e come dicono da queste parti per dire “ecc ecc” menamen menamen, ma dall'altro offre il triste spettacolo delle tante baracche e quello dei greggi in giro per le strade, il lamento delle iene la sera e il volo dei falchi e degli avvoltoi nel cielo.
In questi due mesi ho cominciato ad apprezzare il popolo etiope che affronta silente ogni giorno una miriade di problemi dai più contingenti, come la mancanza frequente di elettricità o di acqua per chi se lo può permettere, alla mancanza di zucchero, di olio e di altri generi alimentari di base, derivata dalla decisione del governo di calmierare i prezzi per frenare la loro impennata, dovuta al mercato globale: una decisione che però non ha sortito l'effetto desiderato, ma ha solo disturbato il mercato. Il Governo, giornalmente, propina attraverso il canale televisivo di Stato l’immagine di un paese privo di grandi problemi, di un paese sulla via dello sviluppo. E proprio parlando di sviluppo, uno degli argomenti più trattati e di cui si parla in ogni telegiornale e dentro qualsivoglia trasmissione televisiva è quello della grande diga in costruzione sul Blue Nile. Per finanziarne i lavori, che in realtà non sono ancora partiti, servono qualcosa come 80 miliardi di birr il governo ha chiesto ad ogni dipendente statale di asciare un mese di stipendio, come per altro devono fare le organizzazioni non governative, mentre gli studenti universitari devolvono un giorno di mensa al mese ed altre richieste di finanziamenti a uomini d' affari, istituzioni varie...finanziamenti che dalle nostre parti verrebbero chiamati tangenti. D' altronde - come dice anche il papa ortodosso etiope - se non si collabora non si è etiopi e se non si contribuisce cosa possa succedere non si sa bene. Popolo silente e lavoratore il popolo etiope – pur essendo tanto diverso tra una regione e l'altra. Forse non a caso le prime due parole che si imparano da queste parti sono ischi va bene e cigirillo non c’è problema, anche se dai problemi questo popolo è veramente oppresso. Uno di questi è la catastrofe dell’AIDS che dagli anni 90 ha piegato il Paese, riducendo l'aspettativa di vita, frenando le nascite, uccidendo migliaia di persone. Il Ministro federale della Salute (MOH) stimava che nel 2010 ci fossero circa 1,216,908 di persone positive all'HIV in Etiopia, delle quali 456,432 residenti in aree rurali.
Si tratta di un problema talmente grave che anche l'associazione con cui collaboro il CVM (Comunita' Volontari per il Mondo) - pur mantenendo quello che per decenni è stato il cuore del proprio lavoro, cioè i progetti sull'approvvigionamento idrico - ha cambiato priorità, concentrandosi sulla prevenzione e sul controllo dell’HIV/AIDS in particolare nella regione dell'Amhara.
Lo stesso ministero riporta infatti che proprio in questa regione ci sono approssimativamente 79,096 persone HIV positive, che è il numero più grande rispetto a quello delle altre regioni. La percentuale di adulti positivi al virus è 2.9 %, anche questa la piu' alta etiope.
Ed è proprio nella regione dell'Amhara ed in particolare a Debre Marcos, che mi trovo ora. Qui dal 2001 i progetti del CVM hanno come obbiettivo quello di ridurre la vulnerabilità all' HIV/AIDS dei gruppi a rischio, facendo leva sulla capacità degli stessi gruppi a rischio di diventare gli attori chiave per la loro difesa dalla malattia e promuovendo un sistema di protezione sociale di questi gruppi, attraverso associazioni e reti.
In tal modo i gruppi a rischio dovrebbero essere in grado di attivare strumenti di self help, di promuovere i propri diritti e di migliorare la propria condizione.
I gruppi a rischio, quelli che secondo i Woreda Committees sono i più vulnerabili nei confronti della malattia, sono le donne, i giovani, gli orfani e le persone che vivono con HIV/AIDS. Le donne occupano ancora un ruolo ai margini della società soprattutto se vivono in zone rurali; è necessario dunque far in modo che si creino e si rafforzino le associazioni femminili. I giovani, che sono un gruppo ad alto rischio, costituiscono nella Regione di Amhara una percentuale rilevante di tutta la popolazione. In particolare costituiscono un grave problema gli studenti che spesso vivono fuori casa per motivi di studio e che sono sempre più numerosi grazie agli aiuti crescenti per l'istruzione. I bambini orfani rappresentano il problema più devastante nel dramma dell'AIDS. Nella regione dell'Amhara ci sono 293,169 bambini orfani e il numero dei bambini orfani che vivono in strada sta crescendo rapidamente anche nelle zone rurali.
La consapevolezza dei giovani nei confronti del tema HIV/AIDS e RH è fortunatamente in crescita e le istituzioni e le comunità locali si stanno mobilitando per assicurare ai bambini orfani un futuro in un ambiente familiare che offra loro buone condizioni di vita.
CVM sta realizzando la sua attività in questo settore insieme a tutti i partners locali per costruire AIDS Competently Communities. Il ruolo del CVM è proprio quello di facilitare la realizzazione del programma in sintonia con quello delle strutture governative già esistenti.
Uno degli strumenti più usati dal CVM qui a Debre Marcos per raggiungere gli obiettivi di cui abbiamo parlato è quello di organizzare e finanziare diversi meeting.
Anche oggi per esempio, era indetto un meeting dedicato a persone che lavorano nei vari uffici governativi e che hanno quindi una certa conoscenza del problema. Il meeting aveva l'obiettivo di riunire i vari rappresentanti degli uffici governativi (Information office, womens Affair office, Cultural and tourism, rappresentanti della polizia della giustizia..) in modo che si possano scambiare le reciproche esperienze e capire soprattutto come potenziare una consapevolezza diffusa su HIV/AIDS e RH. L’incontro, per una cinquantina di partecipanti in totale, organizzato e finanziato dal CVM, che si assume l'onere di pagare i rinfreschi, qui quasi un must, la diaria per i partecipanti di cui nessuno fa mai a meno e che ammonta a 100 birr per chi viene da fuori, a cui si aggiungono spese di trasporto e pernottamento, e a 50 birr per chi è di Debre Marcos e il materiale per scrivere, penne e blocco notes, per una spesa totale di circa 19.000 birr. Anche io ho partecipato al meeting e potevo seguirlo grazie all’aiuto dell'autista del CVM che in queste occasioni mi fa da interprete. Ad un certo punto l'autista si è dovuto assentare per andare a comprare i soft drinks necessari per la pausa del meeting ed io sono uscito con lui, dal momento che non avendo più l’ interprete, era praticamente inutile la mia presenza al meeting.
Ma qui devo fare un passo indietro per far capire meglio quello che ho provato.
Debre Marcos è una piccola grande città con tratti ancora molto contadini e con una forte storia alle spalle. E' comunque la più grande dei dintorni ed è la capitale di quella che in Italia si direbbe provincia. A Debre Marcos è comune vedere per strada mendicanti, soprattutto anziani e malati, la gente di qui anche non avendo denaro è abituata a dare una mano al prossimo e non è raro, anche se per noi è strano, vedere qualcuno dare l’elemosina chiedendo il resto che poi magari darà al mendicante accanto.
Il compound degli uffici governativi, dove si trova anche l’ufficio del Cvm, sorge su una collina che domina l’ altopiano di Debre Marcos e dintorni, anche nei tempi passati sede del potere. Salendo sulla collina prima di entrare nel compound vero e proprio ci sono la stazione di polizia più grande della provincia e una chiesa.
Davanti alla polizia da tre giorni sostava un ragazzo che non sembrava molto interessato a chiedere l’elemosina, anche se la brava gente di Debre Marcos gli aveva portato frutta e pane che rimanevano lì senza che il ragazzo ci facesse caso.
Ebbene, stamattina proprio quando siamo usciti dal meeting, abbiamo visto portare via il corpo senza vita di quel ragazzo. Nessuno sa con certezza chi fosse, ma dicono che sicuramente era venuto da qualche paese qui vicino per chiedere aiuto. Era malato di AIDS, ma quel aiuto nessuno gliel'ha dato. Il ragazzo ha aspettato, anche lui come tanti qui, silente per tre giorni davanti alla polizia, davanti al compound degli uffici governativi, senza però che nessuno gli abbia saputo dare una mano. Ora è morto, il meeting continua nel pomeriggio – dopo i drinks - nessuno ne ha parlato.
Raffaele Fischetto
(Volontario in Servizio Civile, Etiopia)
(Volontario in Servizio Civile, Etiopia)
Nessun commento:
Posta un commento